Accordo raggiunto tra Svizzera e Unione europea sulla fiscalità delle imprese. Ieri, infatti, a Berna è stata parafata una dichiarazione congiunta che, di fatto, pone fine a una controversia che pesa da una decina di anni sulle relazioni tra le due parti.

In particolare, il Consiglio federale elvetico, nel quadro dell’imminente riforma dell'imposizione delle imprese, si impegna ad abrogare determinati regimi fiscali, in particolare quelli che prevedono il trattamento differenziato tra redditi nazionali ed esteri  (il cosiddetto ring fencing) e a orientare le nuove misure agli standard internazionali. Dall’altra parte, Bruxelles conferma l' intenzione di abbandonare le procedure di contestazione e le contromisure previste non appena i regimi in questione verranno soppressi. L’Unione europea, infatti, da più di un decennio criticava la tassazione a livello cantonale delle holding, delle società di amministrazione e delle società miste, e aveva minacciato misure per controbilanciare queste le agevolazioni che, negli ultimi anni, hanno fatto della Svizzera un paradiso fiscale delle holding delle multinazionali.

“Sono contento che siamo riusciti a portare avanti questo dossier malgrado le molte peripezie e tensioni” ha dichiarato il segretario di Stato elvetico, Jacques de Watteville. “Le trattative con l'Unione europea sui regimi fiscali dei Cantoni sono andate avanti per nove anni. L' Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha facilitato l' impresa, visto che anche in quel contesto si è sviluppato un processo simile, ribadendo la volontà elvetica di rispettare gli standard internazionali”. Il 20 giugno scorso, infatti, il Consiglio federale e il Consiglio dei ministri delle finanze e dell'economia dell'UE (Ecofin) avevano annunciato di aver trovato un'intesa sulla questione della fiscalità delle imprese.
Heinz Zourek, direttore generale della direzione fiscalità e unione doganale della Commissione europea, si è detto infine fiducioso sull’apertura di un periodo di dialogo costruttivo con la Svizzera che promuova la collaborazione reciproca. Un cambio di rotta che allenta la tensione tra la Svizzera e i Paesi dell’Ue che si era creata anche a seguito dell’esito del referendum popolare per la reintroduzione di quote sugli stranieri, compresi i cittadini dell'Unione.

Per evitare che le multinazionali lascino la Svizzera, la riforma elvetica prenderà in considerazione la possibilità di introdurre nuovi strumenti come, ad esempio, i licence box, che prevedono un’imposizione più bassa dei redditi generati dalla proprietà intellettuale  (brevetti, marchi, fino ai procedimenti produttivi segreti, ecc.). Nel frattempo la Confederazione continuerà a partecipare attivamente ai lavori riguardanti lo sviluppo degli standard internazionali per l'imposizione delle imprese in seno all'Ocse.


Fonte: Agenzia Entrate

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