Il credito d’imposta è riconosciuto per qualunque procedimento di mediazione o è limitato a particolari controversie?

Il credito d’imposta è riconosciuto dall’articolo 20 del Dlgs 28/2010 per qualunque procedimento di mediazione per le controversie civili e commerciali su diritti disponibili, sia esso facoltativo ovvero relativo alle materie per le quali è condizione di procedibilità della domanda giudiziale. Alle parti che corrispondono l’indennità ai soggetti abilitati a svolgere la mediazione è riconosciuto, in caso di successo della mediazione, un credito d’imposta commisurato all’indennità stessa, fino a concorrenza di 500 euro.
In caso di insuccesso della mediazione, il credito d’imposta è ridotto della metà.
Il ministero della Giustizia comunica all’interessato l’importo del credito d’imposta spettante entro 30 giorni dal termine indicato al comma 2 dell’articolo 20 del Dlgs 28/2010 per la sua determinazione e trasmette, in via telematica, all’Agenzia delle Entrate l’elenco dei beneficiari e i relativi importi a ciascuno comunicati.
Il credito d’imposta deve essere indicato, a pena di decadenza, nella dichiarazione dei redditi ed è utilizzabile a decorrere dalla data di ricevimento della comunicazione di cui in precedenza, in compensazione ai sensi dell’articolo 17 del Dlgs 241/1997, nonché, da parte delle persone fisiche non titolari di redditi d’impresa o di lavoro autonomo, in diminuzione delle imposte sui redditi.
Il credito d’imposta non dà luogo a rimborso e non concorre alla formazione del reddito ai fini delle imposte sui redditi, né del valore della produzione netta ai fini dell’Irap e non rileva ai fini del rapporto di cui agli articoli 61 e 109, comma 5, del Tuir.


Fonte: Agenzia Entrate

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