Il Consiglio dei Ministri del 28 giugno scorso ha approvato il Documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2008-2011.

Il Dpef 2008-2011 pone l’accento su un modello di crescita sostenibile sotto il profilo finanziario, sociale e ambientale.

Dopo gli interventi incisivi dei mesi scorsi, mirati a far uscire i conti pubblici da una situazione di emergenza, il governo intende agire adesso prioritariamente sul fronte dello sviluppo economico, senza tuttavia mettere a repentaglio gli equilibri di bilancio conseguiti.

Una crescita robusta e sostenibile è condizione necessaria affinché il risanamento finanziario, dovuto alla manovra impegnativa e rigorosa dell’anno scorso, si traduca in un miglioramento duraturo. Ma per far sì che si trasformino in fenomeni strutturali, crescita e risanamento dovranno risultare anche socialmente equi e sostenibili dal punto di vista ambientale, come indicato nei capitoli specifici del documento.

I progressi compiuti nell’ultimo anno risultano molto significativi e confermano la correttezza delle scelte operate dal Governo:

rispetto alle previsioni dello scorso anno, il tasso di crescita medio del pil nel 2007-2011 è aumentato di oltre mezzo punto percentuale, passando dall’1.3% all’1.84%;

il debito pubblico quest’anno ritornerà a scendere, attestandosi al 105,1% del pil;

l’anno scorso era previsto un deficit 2007 al 2.8% del pil, a fronte del 2.5% stimato adesso; sempre l’anno scorso il deficit 2008 era previsto al 2.9%, ora viene stimato al 2.2%;

resta invariato l’obiettivo di conseguire l’azzeramento del deficit nel 2011;

la discesa del debito sotto il 100% del pil è anticipata al 2010 (nel 2011 il debito si prevede addirittura al 95%);

la pressione fiscale inizia a diminuire l’anno prossimo e continuerà a calare negli anni successivi;

si conferma il rispetto degli obiettivi di rientro del deficit concordati con Bruxelles.

In particolare, sul fronte della finanza pubblica, per la prima volta da molti anni non si è resa necessaria una manovra correttiva di metà anno e la Legge finanziaria non dovrà reperire risorse da destinare alla riduzione del deficit, visto che la strutturalità delle misure contenute nella Legge finanziaria dell’anno scorso consente un miglioramento del deficit tendenziale pari a 0.3 punti di pil nel 2008 (2.2%) rispetto al 2007 (2.5%).

Le prospettive più favorevoli non consentono, tuttavia, un allentamento dell’attenzione. Dal lato della spesa, pur evidenziandosi uno scenario complessivamente in linea con la RUEF, destano infatti preoccupazione gli andamenti di alcune componenti della spesa sanitaria; vi sono inoltre alcuni fattori di rischio legati alla spesa per interessi e ad altre componenti della spesa corrente.

L’obiettivo di deficit al 2.2% nel 2008 presuppone quindi un rigoroso controllo della spesa. Nel caso in cui questo non dovesse verificarsi, il Governo è pronto ad intervenire in corso d’anno per consentire il raggiungimento degli obiettivi previsti.

Per trasformare la ripresa congiunturale in atto in una crescita duratura e sostenibile dal punto di vista sociale, ambientale e finanziario è indispensabile ampliare l’orizzonte temporale di riferimento dell’azione pubblica, favorire una maggiore equità intergenerazionale e ridurre l’onere del debito per le future generazioni. Si tratta di un processo non agevole nella sua realizzazione concreta. E’ necessario tuttavia perseguire questo obiettivo con determinazione.

La sostenibilità finanziaria ripristinata nel primo anno della legislatura deve essere salvaguardata. Diventa quindi necessario individuare da quale fonte possano affluire ulteriori risorse per le iniziative che il Governo intendesse assumere. Queste non possono giungere da un aumento ulteriore della pressione fiscale su coloro che già pagano le tasse in un’attività regolare; anzi, il Governo intende attenuare la pressione fiscale nel tempo e, come stabilito dalla Legge Finanziaria 2007, è impegnato a destinare anche a questo scopo le risorse che gradualmente si recupereranno attraverso il contrasto all’evasione. Tuttavia, la riduzione potrà avvenire solamente se l’andamento della spesa pubblica si svilupperà in linea con le previsioni.

Se si esclude che le risorse aggiuntive possano pervenire da inasprimenti fiscali, allora possono scaturire solo da un aumento della qualità ed efficienza della spesa. Questo è il punto dove si incontrano un più forte sviluppo economico, una maggiore equità e il risanamento finanziario.

L’analisi di questo documento non è quindi centrata sulla distribuzione di risorse aggiuntive, ma pone l’accento sull’uso più efficace ed efficiente delle risorse esistenti. Particolare rilievo assume quindi l’esercizio dello ‘spendere meglio’. Infatti, i margini di manovra all’interno dei diversi settori per ulteriori risparmi e per una maggiore efficacia della spesa pubblica restano ampi. Se in ogni campo delle pubbliche amministrazioni (istruzione, università, giustizia, lavori pubblici, sicurezza ecc.) si raggiungessero i livelli di efficienza che già si osservano nei casi migliori, verrebbero generati significativi risparmi di spesa, unitamente ad un miglioramento dei servizi per il cittadino.

Il Documento di programmazione economico-finanziaria verrà presentato al Parlamento e sarà inviato al parere della Conferenza Stato-Regioni.

Fonte: comunicato del Consiglio dei ministri

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