La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3243 dell’11 febbraio scorso, ha affermato che l’Amministrazione finanziaria può sindacare la congruità dei compensi corrisposti dalle società agli amministratori, non riconoscendone parzialmente la deducibilità se ritenuti sproporzionati, specie se la società non ha fornito prova dell’esistenza di ragioni economiche giustificative. A tal fine, la Corte ha ribadito che rientra nei poteri dell’Amministrazione finanziaria la valutazione di congruità dei costi e dei ricavi esposti nel bilancio e nelle dichiarazioni, con la possibilità di negare la deducibilità di un costo ritenuto insussistente o sproporzionato. Del resto, la stessa Agenzia delle Entrate, con la risoluzione n. 113/E/2012, nel ribadire la deducibilità dal reddito d’impresa degli emolumenti corrisposti agli amministratori di società, aveva affermato che l’Amministrazione finanziaria ha la possibilità, in sede di controllo, di disconoscere totalmente o parzialmente la deducibilità degli stessi allorché i compensi appaiano insoliti, sproporzionati o strumentali all’ottenimento di indebiti vantaggi.


Fonte: Agenzia Entrate

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