Stato di avanzamento come metodo cardine e niente rimanenze ma direttamente ricavi in conto economico. Sono le due regole principali espresse dallo Ias 11, lo standard contabile internazionale che fissa gli indirizzi, fornendo le indicazioni pratiche per la loro applicazione, sulla contabilizzazione delle “commesse”.

Così come previsto anche dalla dottrina contabile nazionale, il lavoro su ordinazione dà luogo a un vero e proprio conto economico nel conto economico. Lo Ias 11 fa emergere però subito e in maniera diretta il margine economico del “contratto”, con la contrapposizione immediata di oneri e proventi. Senza la “mediazione” della variazione delle rimanenze. A mano a mano che il lavoro è svolto (a prescindere dalla modalità con cui avviene la misurazione) sono rilevati i ricavi. E l’abbandono di tale regola è ammesso (anzi, prescritto) solamente quando il risultato della commessa non è attendibilmente stimabile.

E’ la vecchia diatriba sulla competenza: il ricavo si rileva mentre si fa il lavoro o quando il lavoro è terminato? Per i lavori su ordinazione si è optato per il “mentre si fa”. Riguardo ai ricavi di vendita (poi lo vedremo più in là) la scelta è stata diversa. Eppure vi sono delle operazioni che ballano sulla linea di confine fra la vendita e la commessa. Una considerazione che ha spinto lo Iasb a elaborare una bozza di nuovo principio contabile internazionale, che dovrebbe sostituire – accorpandoli sotto regole comuni – proprio i 2 standard che attualmente disciplinano i lavori in corso e i ricavi (anche qui: discorso rinviato).

Le “linee guida” tracciate dallo Ias 11 sono nel pdf allegato. Due note prima di concludere questa breve introduzione.
La prima: l’argomento “commesse” non potrà dirsi completato (ammesso che possa mai esserlo) fino a quando non saranno esaminati altri due documenti – Ifric 12 e 15 – emanati per dipanare i dubbi interpretativi sorti intorno a due casi particolari di lavori su ordinazione: gli accordi per i servizi in concessione e quelli per la costruzione di immobili.

Secondo “alert”. Questo intervento sarà completato da un successivo articolo in cui vedremo praticamente come la base teorica si traduce in pratica contabilità. Un passaggio che, al di là delle tante parole, servirà (almeno questo è l’auspicio) a evidenziare anche le differenze esistenti fra le regole Ias e quelle previste dai principi contabili nazionali (per l’esattezza, il n. 23).


Fonte: Agenzia Entrate

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