Per effetto della trasformazione in detrazioni dall’imposta delle precedenti deduzioni dal
reddito, l’area di esenzione dall’Irpef (la vecchia “no tax area”) è leggermente più ampia e
risulta così determinata:
■ 8.000 euro, per i lavoratori dipendenti (in precedenza era di 7.500 euro), se il periodo di
lavoro coincide con l’intero anno;
■ 7.500 euro (era pari a 7.000 euro), per i pensionati al di sotto dei 75 anni, se la pensione
è riscossa per l’intero anno, e per coloro che percepiscono assegni di mantenimento dagli
ex-coniugi;
■ 7.750 euro, per i pensionati di età pari o superiore a 75 anni, sempre con periodo di pensione
coincidente con l’intero anno;
■ 4.800 euro, indipendentemente dal numero dei giorni lavorati nell’anno, per i contribuenti
con altri tipi di reddito espressamente indicati (in precedenza era di 4.500 euro,
ovvero 3.000 euro).
Ovviamente, l’area esente da Irpef aumenta ulteriormente se ci sono familiari a carico.

L’Irpef non è dovuta dai contribuenti il cui reddito complessivo è composto da:
■ redditi di pensione fino a 7.500 euro (se goduti per l’intero anno);
■ redditi di terreni per un importo non superiore a 185,92 euro;
■ rendita catastale dell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale e delle relative
pertinenze;
■ redditi dominicali dei terreni, redditi agrari e redditi dei fabbricati per un importo complessivo
non superiore a 500 euro.
Per valutare il risparmio d’imposta conseguibile con le nuove aliquote è necessario comunque
quantificare le detrazioni per i familiari a carico (illustrate nei capitoli successivi) e
quelle legate alla tipologia di reddito prodotto (capitolo 6).
Entrambe le riduzioni variano in funzione del reddito complessivo: all’aumentare di questo
si riducono, fino ad annullarsi oltre un determinato valore.

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