nell' anno 1997 Io e la mia fidanzata (ora mia moglie) siamo entrati a far parte di una società in nome collettivo con due soci,
rilevando la quota del 40% di un socio, ed entrando con il 20% ciascuno.
La società quindi aveva tre soci: uno al 60% e due al 20%. La società si occupava di Onoranze Funebri e commercio di fiori piante e art. da regalo.
Dopo meno di un anno circa abbiamo preso la decisione pressati dal nostro consulente di assumere mia moglie come commessa, inizialmente come apprendista, poi come commessa.
Le buste paga le faceva la cognata del nostro consulente, perchè lei è consulente del lavoro.
Nella società eravamo tutti e tre Amministratori con firma disgiunta, ma la firma in banca la aveva solo il socio con il 60%, quindi di fatto esercitava una posizione dominante.
Io nella società lavoravo in maniera non continuativa perchè esercitavo ed esercito ancora oggi la professione di Coltivatore Diretto e pagavo i contributi relativi.
Nella fine del 2002 decidemmo di uscire dalla società, firmammo l' atto a marzo 2003.
Subito dopo, sempre nel 2003, ci fu un Ispezione dell' INPS dal nostro consulente che contestò il fatto che mia moglie potesse essere assunta come dipendente essendo socio e oltretutto amministratore.
L' INPS quindi iscrisse mia moglie, per gli anni passati nella gestione commercianti pretendendo quindi i contributi IVS con sanzioni e interessi.
Nel frattempo i rapporti con il vecchio socio andavano via via peggiorando, lui continuò ad esercitare l' attività.
Il nostro consulente iniziò a fare una serie di ricorsi all' INPS sia nella gestione autonomi che nella gestione dipendenti. Il problema non veniva risolto.
Mia moglie decise nel 2004 di aprire un proprio negozio di fiori e piante, nel 2006 arrivo la mazzata dell' INPS con oltre 10.000,00 Euro da pagare per il periodo pregresso, partì nuovamente una sfilza di ricorsi all' INPS da parte del nostro consulente: il risultato? istanze rigettate!
Il nostro consulente decise allora di travasare i versamenti fatti da dipendente nella gestione commercianti, facendosi firmare anche il nulla osta da parte del vecchio socio.
Anche questa opzione venne rigettata da parte dell' INPS con la seguente motivazione: il soggetto che aveva versato i contributi dipendente era diverso (SNC) dal soggetto che doveva versare i contributi commercianti.
Allora si decise di chiedere al vecchio socio che nel frattempo aveva acquisito un nuovo socio di prelevare i contributi versati e girarli a mia moglie.
Questo non avvenne perché il nostro vecchio socio cambio idea con la motivazione che i soldi versati erano stati versati dalla società per cui erano della società.
A questo punto mia moglie è costretta a pagare i vecchi contributi con sanzioni e interessi, ormai finiti nelle mani di Equitalia.

La mia domanda è questa: può mia moglie rivalersi nei confronti del consulente che la ha erroneamente fatta assumere come lavoratrice dipendente e non come lavoratrice autonoma, oppure deve rivalersi nei confronti del consulente del lavoro?

1 commenti:

Il Commercialista in Rete ha detto... 24/8/10 09:24

Senz'altro l'errore grave è stato quello di far iscrivere Sua moglie come dipendente quando era contestualmente amministratore della società medesima.

Le consigliamo di rivolgersi ad un avvocato per verificare se vi sono gli estremi di fattibilità per la rivalsa.

 
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