Un contribuente effettua nel 2001 lavori di ristrutturazione edilizia. Istituisce la pratica per il recupero fiscale del 36% e divide il recupero fiscale in 5 annualità.Nel corso del 2008 viene effettuato un accertamento fiscale ad una delle ditte esecutrice dei lavori la quale risulta aver omesso la presentazione del modello unico 2002 redditi 2001.La GdF effettua un'indagine finanziaria sia sulla ditta esecutrice delle opere che sul contribuente committente dei lavori. Da tale controllo risulta evidente che la fattura emessa dalla ditta esecutrice risulta essere di importo superiore al reale valore dei lavori effettuati tanto che la stessa ditta, contestualmente all'accredito dei bonifici per le fatture emesse, prelevava del contante con il quale poi faceva predisporre alla banca degli assegni circolari intestati al contribuente suo committente.Alla luce dei fatti, la GdF convoca il contribuente committente dei lavori di ristrutturazione ed emette poi un PVC nel quale, a seguito della ricostruzione dei movimenti finanziari fra le parti coinvolte nell'accertamento, riconosce la fattura emessa dall'impresa esecutrice dei lavori, come parzialmente inesistente per l. 63.000.000 su un totale fattura di l. 110.000.000.Oltre all'aspetto penale, legato all'utilizzo di fatture inesistenti, il committente dei lavori, si vede notificata una serie di Avvisi di accertamento (uno per ogni anno di imposta nel quale aveva chiesto il recupero del 36%), nel quale l'Agenzia delle Entrate gli recupera il 36% dell'intera fattura in questione (ossia di l.110.000.000). il comportamento tenuto dall'agenzia delle entrate risulta essere corretto, o il recupero doveva essere effettuato solamente relativamente al 36% dei 63 milioni di lire riconosciuti inesistenti?

1 commenti:

Il Commercialista in Rete ha detto... 16/9/09 17:38

Non sta a noi giudicare l'operato dell'Agenzia delle Entrate che, comunque, nel caso specifico, ha operato a nostro avviso correttamente giudicando l'intera prestazione illecita.

 
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