Detassazione premi di produttività cumulabile con bonus Irpef.

Il riconoscimento del bonus Irpef di 80 euro in busta paga è corrisposto se il reddito complessivo imponibile 2014 del lavoratore dipendente non supera i 26.000 euro. Alla formazione di tale reddito non concorrono le somme ricevute dal dipendente a titolo di premio di produttività. Queste ultime, infatti, sono assoggettate all'imposta sostitutiva del 10%, e non all'Irpef e alle relative addizionali. Pertanto, il dipendente che rispetta sia i requisiti per ottenere il bonus Irpef di 80 euro in busta paga, sia i requisiti per ottenere la detassazione delle somme ricevute per incrementi di produttività (requisiti che sono stati fissati per il 2014 dal D.p.c.m. 19.02.2014), può fruire di entrambe le agevolazioni in quanto esse sono perfettamente cumulabili.<br /> <br /> <br /> <i>Fonte: Il Sole 24 Ore</i>

Detassazione premi di produttività cumulabile con bonus Irpef.

Il riconoscimento del bonus Irpef di 80 euro in busta paga è corrisposto se il reddito complessivo imponibile 2014 del lavoratore dipendente...

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Equitalia: sì all'espropriazione prime case se avviata prima del 22 giugno 2013.

Il Ministro dell'Economia, con una risposta fornita ieri ad un'interrogazione parlamentare in commissione Finanze alla Camera, ha precisato che Equitalia può procedere alle espropriazioni sulle prime case se tali procedure sono state avviate fino al 22 giugno 2013, data di entrata in vigore del "Decreto del fare" (D.L. n. 69/2013). Tale decreto ha inibito ad Equitalia di procedere all'espropriazione se l'immobile è l'unico di proprietà del debitore, a condizione che sia adibito ad uso abitativo e vi risieda anagraficamente e non si tratti di abitazioni di lusso e di quelli classificati nelle categorie catastali A/8 e A/9 (villini e ville), e anche di procedere all'espropriazione degli altri immobili che non siano abitazione principale se il debito da riscuotere non supera i 120.000 euro e se non è stata prima iscritta ipoteca o non sono passati almeno sei mesi dall'iscrizione senza che l'importo dovuto non sia stato effettivamente pagato. Come chiarito ora dal Ministro dell'Economia, tali garanzie previste dal Decreto del fare si applicano solo dal momento di effettiva vigenza delle norme più favorevoli al contribuente, mentre sono validi i "vecchi" pignoramenti.<br /> <br /> <br /> <i>Fonte: Il Sole 24 Ore</i>

Equitalia: sì all'espropriazione prime case se avviata prima del 22 giugno 2013.

Il Ministro dell'Economia, con una risposta fornita ieri ad un'interrogazione parlamentare in commissione Finanze alla Camera, ha pr...

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80 euro in busta paga, il codice tributo per il recupero da parte dei sostituti d'imposta.

Con la Risoluzione n. 48/E del 7 maggio 2014, l'Agenzia delle Entrate ha istituito il codice tributo “1655” per il “Recupero da parte dei sostituti d’imposta delle somme erogate ai sensi dell’articolo 1 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66”. In tal modo, si chiude il cerchio sul bonus Irpef di 80 in busta paga che i sostituti d'imposta dovranno erogare ai lavoratori dipendenti e assimilati che ne hanno titolo a partire dalla busta paga di maggio. Il codice istituito permetterà ai sostituti di recuperare il credito erogato tramite l’istituto della compensazione.

80 euro in busta paga, il codice tributo per il recupero da parte dei sostituti d'imposta.

Con la Risoluzione n. 48/E del 7 maggio 2014, l'Agenzia delle Entrate ha istituito il codice tributo “1655” per il “Recupero da parte de...

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Obbligo POS dal 30 giugno 2014 per importi superiori a 30 euro legittimo.

Dal 30 giugno 2014, per importi superiori a 30 euro, tutte le imprese ed i professionisti, a prescindere dal fatturato dichiarato nell'anno precedente, dovranno garantire ai loro clienti la possibilità di effettuare pagamenti tramite Pos. Al riguardo, il Tar del Lazio, sezione terza ter, con l'ordinanza n. 01932/2014 depositata il 30 aprile, ha rigettato l'istanza presentata dal Consiglio nazionale degli architetti contro il Dm 24 gennaio 2014 del ministro dello Sviluppo economico, attuativo dell'articolo 15, comma 5 del D.L. n. 179/2012, laddove prevede (articolo 2, comma 1) che l'obbligo di accettare pagamenti attraverso carte di debito si applica a tutti i pagamenti di importo superiore a 30 euro a favore di imprese e professionisti per l'acquisto di prodotti o la prestazione di servizi. Per il Tribunale, invece, la norma non viola alcun parametro di legittimità, né genera costi economici irreparabili per imprese e professionisti. Inoltre, è da ricordare che, sempre nell'ottica di favorire e promuovere gli strumenti di pagamento elettronico, il decreto del ministero dell'Economia e finanze n. 51 del 14 febbraio 2014 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 31 marzo 2014), ha dettato misure volte a ridurre le commissioni sulle transazioni effettuate con mezzi di pagamento elettronici, sebbene però la decorrenza di queste ultime norme è a partire dal 29 luglio 2014, quindi con un disallineamento di termini rispetto a quello del prossimo 30 giugno. Inoltre, quest'ultimo decreto impone commissioni ridotte per i pagamenti elettronici di importo inferiore ai 30 euro, per i quali tuttavia non vi è l'obbligo di utilizzare le carte di debito.<br /> <br /> <br /> <i>Fonte: Il Sole 24 Ore</i>

Obbligo POS dal 30 giugno 2014 per importi superiori a 30 euro legittimo.

Dal 30 giugno 2014, per importi superiori a 30 euro, tutte le imprese ed i professionisti, a prescindere dal fatturato dichiarato nell'a...

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Ecoincentivi al nastro di partenza.

E' partita la corsa agli ecoincentivi per i veicoli, previsti da un decreto del 3 aprile scorso firmato dal ministro dello Sviluppo economico. Gli incentivi sono diretti a coloro che acquistano ciclomotori, auto e veicoli commerciali a basse emissioni complessive (Bec), quindi elettrico, metano, Gpl, biocombustibili. Destinatari degli incentivi sono privati, imprese, professionisti, artigiani e pubblica amministrazione, sebbene con trattamenti e quote diversi. Il bonus va suddiviso tra contributo statale e sconto applicato dai concessionari e dai venditori: ad esempio, a fronte di uno sconto di 5mila euro, 2500 saranno a carico dello Stato e l'altrà metà a carico del venditore. Le procedure per accedere agli incentivi sono tutte online: i venditori dovranno registrarsi sul sito del Bec (www.bec.gov.it) e prenotare le risorse per un massimo di 90 giorni, termine entro il quale dovranno consegnare il veicolo. Altri 15 giorni dal termine sono concessi poi per la rottamazione, nei casi previsti, del vecchio veicolo da sostituire. Il concessionario o il venditore devono compilare correttamente il contratto di acquisto, riportando in modo distinto gli sconti applicati dal venditore, il bonus statale ed il prezzo del veicolo al netto delle imposte.<br /> <br /> <br /> <i>Fonte: Il Sole 24 Ore</i>

Ecoincentivi al nastro di partenza.

E' partita la corsa agli ecoincentivi per i veicoli, previsti da un decreto del 3 aprile scorso firmato dal ministro dello Sviluppo econ...

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Bonus Irpef di 80 euro, l'analisi dei consulenti del lavoro.

La Fondazione studi dei consulenti del lavoro ha pubblicato una circolare dedicata al bonus Irpef di 80 euro per i lavoratori dipendenti previsto dal Decreto Renzi (D.L. n. 66/2014). La circolare evidenzia i punti dubbi della norma. Uno di questi è il fatto che sono esclusi dal bonus i pensionati, mentre i redditi determinati da forme di previdenza complementare rientrano tra quelli che danno diritto all'agevolazione, anche senza necessariamente svolgere o aver svolto nel corso del 2014 un'attività di lavoro. Vi sono dubbi anche in merito alla possibilità di poter ottenere il bonus se nel 2014 si ha un reddito da lavoro dipendente ma non si lavora, perché il decreto legge prevede che il reddito sia rapportato al periodo di impiego nell'anno. L'ipotesi riguarda, per esempio, chi ha perso il lavoro a dicembre 2013 e nel 2014 incassa l'indennità di disoccupazione (quindi ha un reddito ma non lavora). Secondo i consulenti del lavoro, il dubbio potrebbe essere risolto tenendo conto proprio dell'anomalia relativa ai pensionati: se il bonus spetta al titolare di una prestazione di previdenza complementare che non lavora, allora il «periodo di lavoro» a cui fa riferimento la norma non va inteso come periodo di svolgimento dell'attività, ma di maturazione del reddito che dà diritto all'agevolazione.<br /> <br /> <br /> <i>Fonte: Il Sole 24 Ore</i>

Bonus Irpef di 80 euro, l'analisi dei consulenti del lavoro.

La Fondazione studi dei consulenti del lavoro ha pubblicato una circolare dedicata al bonus Irpef di 80 euro per i lavoratori dipendenti pre...

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Riduzione del cuneo fiscale per lavoratori dipendenti e assimilati.

PREMESSA<br /> L’articolo 1 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66 (di seguito, decreto),<br /> concernete la “Riduzione del cuneo fiscale per lavoratori dipendenti e<br /> assimilati”, con la finalità di ridurre nell’immediato la pressione fiscale e<br /> contributiva sul lavoro e nella prospettiva di una complessiva revisione del<br /> prelievo finalizzata alla riduzione strutturale del cuneo fiscale, riconosce un<br /> credito ai titolari di reddito di lavoro dipendente e di taluni redditi assimilati a<br /> quelli di lavoro dipendente, la cui imposta lorda, determinata su detti redditi, sia<br /> di ammontare superiore alle detrazioni da lavoro loro spettanti.<br /> L’importo del credito è di 640 euro per i possessori di reddito<br /> complessivo non superiore a 24.000 euro; in caso di superamento del predetto<br /> limite di 24.000 euro, il credito decresce fino ad azzerarsi al raggiungimento di<br /> un livello di reddito complessivo pari a 26.000 euro.<br /> Per consentirne una rapida fruizione da parte dei beneficiari, il decreto<br /> prevede che il credito sia riconosciuto automaticamente da parte dei sostituti<br /> d’imposta, senza attendere alcuna richiesta esplicita da parte dei beneficiari<br /> stessi. Il credito spettante è attribuito dai sostituti d’imposta ripartendone il<br /> relativo ammontare sulle retribuzioni erogate a partire dal primo periodo di paga<br /> utile successivo alla data di entrata in vigore del decreto.<br /> Il credito in esame è riconosciuto per l’anno 2014, in attesa<br /> dell’intervento normativo strutturale da attuare con la legge di stabilità per l’anno<br /> 2015.<br /> <br /> 1. I SOGGETTI BENEFICIARI<br /> Il comma 1-bis dell’art. 13 del TUIR, introdotto dall’articolo 1 del<br /> decreto, prevede che “Qualora l’imposta lorda determinata sui redditi di cui agli<br /> articoli 49, con esclusione di quelli indicati nel comma 2, lettera a), e 50, comma<br /> 1, lettere a), b), c), c-bis), d), h-bis) e l), sia di importo superiore a quello della<br /> detrazione spettante ai sensi del comma 1, è riconosciuto un credito, che non<br /> concorre alla formazione del reddito, di importo pari:<br /> 1) a 640 euro, se il reddito complessivo non è superiore a 24.000 euro;<br /> 2) a 640 euro, se il reddito complessivo è superiore a 24.000 euro ma non a<br /> 26.000 euro. Il credito spetta per la parte corrispondente al rapporto tra<br /> l’importo di 26.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l’importo di 2.000<br /> euro.”.<br /> Il comma 1-bis citato richiede di verificare tre presupposti per la<br /> maturazione del diritto al credito, legati alla tipologia di reddito prodotto, alla<br /> sussistenza di un’imposta a debito dopo aver apportato le detrazioni per lavoro,<br /> nonché all’importo del reddito complessivo.<br /> Potenziali beneficiari del credito sono innanzitutto i contribuenti il cui<br /> reddito complessivo è formato:<br />  dai redditi di lavoro dipendente di cui all’articolo 49, comma 1, del TUIR;<br />  dai redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente di cui all’articolo 50,<br /> comma 1, del TUIR, di seguito specificati:<br /> - compensi percepiti dai lavoratori soci delle cooperative (lett. a);<br /> - le indennità e i compensi percepiti a carico di terzi dai lavoratori<br /> dipendenti per incarichi svolti in relazione a tale qualità (lett. b);<br /> - somme da chiunque corrisposte a titolo di borsa di studio, premio o<br /> sussidio per fini di studio o addestramento professionale (lett. c);<br /> - redditi derivanti da rapporti di collaborazione coordinata e continuativa<br /> (lett. c-bis);<br /> - remunerazioni dei sacerdoti (lett. d);<br /> - le prestazioni pensionistiche di cui al d.lgs. n. 124 del 1993 comunque<br /> erogate (lett. h-bis);<br /> - compensi per lavori socialmente utili in conformità a specifiche<br /> disposizioni normative (lett. l).<br /> I contribuenti titolari dei redditi in precedenza indicati devono altresì<br /> avere un’imposta lorda, determinata su detti redditi, di ammontare superiore alle<br /> detrazioni da lavoro loro spettanti in base al comma 1 dell’art. 13 del TUIR.<br /> Al riguardo si ricorda che l’importo delle detrazioni di cui al comma 1<br /> dell’art. 13 del TUIR è stato modificato dall’art. 1, comma 127, della legge 27<br /> dicembre 2013, n. 147 (legge di stabilità per il 2014) e che per la determinazione<br /> di dette detrazioni il reddito complessivo va assunto al netto del reddito dell’unità<br /> immobiliare adibita ad abitazione principale e delle relative pertinenze (cfr.<br /> comma 6-bis dell’art. 13 del TUIR).<br /> Non rileva la circostanza che l’imposta lorda del contribuente generata<br /> dai redditi di lavoro dipendente e assimilati sia ridotta o azzerata da detrazioni<br /> diverse da quelle previste dall’art. 13, comma 1, del TUIR, quali, ad esempio, le<br /> detrazioni per carichi di famiglia previste dall’articolo 12 del medesimo TUIR.<br /> Per aver diritto al credito è necessario, infine, che il contribuente sia<br /> titolare di un reddito complessivo per l’anno d’imposta 2014 non superiore a<br /> 26.000 euro.<br /> Anche il reddito complessivo rilevante ai fini in esame è assunto al netto<br /> del reddito dell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale e delle relative<br /> pertinenze (cfr. comma 6-bis dell’art. 13 del TUIR).<br /> Per quanto detto sono esclusi dal credito:<br /> - i contribuenti il cui reddito complessivo non è formato dai redditi<br /> specificati dal comma 1-bis;<br /> - i contribuenti che non hanno un’imposta lorda generata da redditi<br /> specificati al comma 1-bis superiore alle detrazioni per lavoro dipendente<br /> e assimilati, spettanti in base all’art. 13, comma 1, del TUIR;<br /> - i contribuenti che, pur avendo un’imposta lorda “capiente”, sono titolari di<br /> un reddito complessivo superiore a euro 26.000.<br /> <br /> 2. I SOSTITUTI DI IMPOSTA TENUTI AL RICONOSCIMENTO DEL<br /> CREDITO<br /> L’articolo 1, comma 4, del decreto prevede che, per l’anno 2014, i<br /> sostituti d’imposta di cui agli articoli 23 e 29 del decreto del Presidente della<br /> Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, riconoscono il credito eventualmente<br /> spettante ai sensi dell’articolo 13 del TUIR, come modificato dall’articolo 1 del<br /> decreto, “in via automatica” e “ripartendolo fra le retribuzioni erogate<br /> successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto, a partire dal<br /> primo periodo di paga utile”.<br /> Si rammenta che ai sensi del primo comma dell’art. 23 del DPR n. 600<br /> del 1973 sono sostituti d’imposta, tenuti ad applicare la ritenuta a titolo d’acconto<br /> dell’imposta dovuta dai percipienti sui redditi di lavoro dipendente:<br /> - gli enti e le società indicati nell’art. 73, comma 1, del TUIR;<br /> - le società e associazioni indicate nell’art. 5 del TUIR;<br /> - le persone fisiche che esercitano imprese commerciali, ai sensi dell’art. 55<br /> del TUIR;<br /> - le imprese agricole;<br /> - le persone fisiche che esercitano arti e professioni;<br /> - il curatore fallimentare;<br /> - il commissario liquidatore;<br /> - il condominio.<br /> I medesimi soggetti, in base al primo comma dell’art. 24 del DPR n. 600<br /> del 1973, sono tenuti ad applicare la ritenuta a titolo d’acconto dell’imposta<br /> dovuta dai percipienti sui redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente da essi<br /> corrisposti.<br /> Per effetto del richiamo ai sostituti d’imposta di cui all’art. 29 del DPR n.<br /> 600 del 1973, sono tenuti a riconoscere il credito anche:<br /> - le amministrazioni dello Stato, comprese quelle con ordinamento<br /> autonomo;<br /> - le amministrazioni della Camera dei deputati, del Senato e della Corte<br /> costituzionale, nonché della Presidenza della Repubblica e degli organi<br /> legislativi delle regioni a statuto speciale.<br /> I soggetti in precedenza indicati, al ricorrere delle condizioni previste dal<br /> comma 1-bis dell’art. 13 del TUIR, sono tenuti a riconoscere il credito “in via<br /> automatica”.<br /> Ciò comporta che i sostituti d’imposta, che erogano le tipologie di redditi<br /> che conferiscono ai beneficiari il diritto al credito, devono riconoscere il credito<br /> spettante, in aggiunta alle retribuzioni erogate, senza attendere alcuna richiesta<br /> esplicita da parte dei beneficiari.<br /> Il credito, per espressa previsione del comma 4 dell’art. 1 del decreto, è<br /> riconosciuto “ripartendolo fra le retribuzioni erogate successivamente alla data<br /> di entrata in vigore del presente decreto, a partire dal primo periodo di paga<br /> utile”.<br /> Considerata la data di entrata in vigore del decreto, i sostituti d’imposta<br /> riconosceranno il credito spettante ai beneficiari a partire dalle retribuzioni<br /> erogate nel mese di maggio. Solo nella particolare ipotesi in cui ciò non sia<br /> possibile per ragioni esclusivamente tecniche legate alle procedure di pagamento<br /> delle retribuzioni, i sostituti riconosceranno il credito a partire dalle retribuzioni<br /> erogate nel successivo mese di giugno, ferma restando la ripartizione dell’intero<br /> importo del credito spettante tra le retribuzioni dell’anno 2014.<br /> 3. LE MODALITÀ DI DETERMINAZIONE DEL CREDITO<br /> I sostituti di imposta devono determinare la spettanza del credito e il<br /> relativo importo sulla base dei dati reddituali a loro disposizione. In particolare, i<br /> sostituti d’imposta devono effettuare le verifiche di spettanza del credito e del<br /> relativo importo in base al reddito previsionale e alle detrazioni riferiti alle<br /> somme e valori che il sostituto corrisponderà durante l’anno, nonché in base ai<br /> dati di cui i sostituti d’imposta entrano in possesso, ad esempio, per effetto di<br /> comunicazioni da parte del lavoratore, relative ai redditi rivenienti da altri<br /> rapporti di lavoro intercorsi nell’anno 2014.<br /> Per espressa previsione del comma 2 dell’articolo 1 del decreto, il credito<br /> “è rapportato al periodo di lavoro nell’anno”. Per tale ragione, ove ricorrano i<br /> presupposti per fruirne, il credito di euro 640, o il minore importo spettante per<br /> effetto della riduzione prevista per i titolari di reddito complessivo superiore a<br /> euro 24.000 ma non a euro 26.000, deve essere rapportato in relazione alla<br /> durata, eventualmente inferiore all’anno, del rapporto di lavoro, considerando il<br /> numero di giorni lavorati nell’anno.<br /> Al riguardo si precisa che il calcolo del periodo di lavoro nell’anno 2014<br /> va effettuato tenendo conto delle ordinarie regole applicabili a ciascuna tipologia<br /> di reddito beneficiaria, non prevedendo il decreto delle deroghe a tal riguardo.<br /> <br /> 4. GLI ADEMPIMENTI DEI SOSTITUTI D’IMPOSTA<br /> Il comma 5 dell’articolo 1 del decreto stabilisce che “Il credito di cui<br /> all’articolo 13, comma 1-bis, del TUIR è attribuito sugli emolumenti corrisposti<br /> in ciascun periodo di paga rapportandolo al periodo stesso. A tal fine, il sostituto<br /> d’imposta utilizza, fino a capienza, l’ammontare complessivo delle ritenute<br /> disponibile in ciascun periodo di paga e, per la differenza, i contributi<br /> previdenziali dovuti per il medesimo periodo di paga, in relazione ai quali,<br /> limitatamente all’applicazione del presente articolo, non si procede al<br /> versamento della quota determinata ai sensi del presente articolo, ferme<br /> restando le aliquote di computo delle prestazioni.<br /> Il comma 6 stabilisce che “L’INPS recupera i contributi di cui al comma<br /> 5 non versati dai sostituti di imposta alle gestioni previdenziali rivalendosi sulle<br /> ritenute da versare mensilmente all’Erario nella sua qualità di sostituto<br /> d’imposta.<br /> I commi 5 e 6 stabiliscono gli adempimenti dei sostituti d’imposta<br /> nell’erogazione del credito e forniscono le regole da seguire in caso di incapienza<br /> del sostituto in modo da assicurare la percezione del credito di cui all’articolo 13,<br /> comma 1-bis nello stesso periodo di paga a tutti coloro che ne hanno diritto.<br /> In particolare, il comma 5 dispone che il sostituto d’imposta, al fine di<br /> erogare il credito indicato nell’articolo 13, comma 1-bis, utilizza l’ammontare<br /> complessivo delle ritenute disponibile in ciascun periodo di paga. Al riguardo, si<br /> fa presente che rientrano nell’ammontare complessivo utilizzabile, a titolo di<br /> esempio, le ritenute relative all’IRPEF, alle addizionali regionale e comunale<br /> nonché le ritenute relative all’imposta sostitutiva sui premi di produttività o al<br /> contributo di solidarietà.<br /> In caso di incapienza del monte ritenute tale da non consentire<br /> l’erogazione nello stesso periodo di paga a tutti i percipienti che ne hanno diritto,<br /> è previsto che il sostituto d’imposta utilizza, per la differenza, i contributi<br /> previdenziali dovuti per il medesimo periodo di paga, i quali non devono quindi<br /> essere versati.<br /> I contributi utilizzati per l’erogazione del credito di cui all’articolo 13,<br /> comma 1-bis, determinati dall’incapienza del monte ritenute e non versati dai<br /> sostituti di imposta alle gestioni previdenziali, sono scomputati dall’INPS<br /> dall’ammontare delle ritenute da versare mensilmente all’Erario nella sua qualità<br /> di sostituto d’imposta.<br /> L’importo del credito riconosciuto è indicato nella certificazione unica<br /> dei redditi di lavoro dipendente e assimilati (CUD).<br /> Gli importi non versati per effetto delle disposizioni in commento<br /> dovranno essere indicati nel modello 770.<br /> <div> <div> 5. I CONTRIBUENTI SENZA SOSTITUTO D’IMPOSTA </div> <div> I soggetti titolari nel corso dell’anno 2014 di redditi di lavoro dipendente </div> <div> e dei redditi assimilati indicati nell’art. 1-bis dell’art. 13 del TUIR, le cui </div> <div> remunerazioni sono erogate da un soggetto che non è sostituto di imposta, tenuto </div> <div> al riconoscimento del credito in via automatica, possono richiedere il credito </div> <div> nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo di imposta 2014, secondo </div> <div> modalità che saranno specificate nei modelli delle dichiarazioni dei redditi, e, </div> <div> conseguentemente, utilizzarlo in compensazione ai sensi dell’articolo 17 del </div> <div> decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, ovvero richiederlo a rimborso. </div> <div> La possibilità di richiedere il credito nella dichiarazione dei redditi si </div> <div> applica anche ai contribuenti per i quali il credito in commento, spettante per </div> <div> l’anno d’imposta 2014, non sia stato riconosciuto, in tutto o in parte, dai sostituti </div> <div> d'imposta di cui agli articoli 23 e 29 del decreto del Presidente della Repubblica </div> <div> n. 600 del 1973, ad esempio perché relativo a un rapporto di lavoro cessato prima </div> <div> del mese di maggio. </div> <div>  </div> <div> 6. IL CREDITO NON SPETTANTE </div> <div> Fermo restando che i sostituti d’imposta devono riconoscere in via </div> <div> automatica il credito in base alle informazioni in loro possesso, i contribuenti che </div> <div> non hanno i presupposti per il riconoscimento del beneficio, ad esempio perché </div> <div> titolari di un reddito complessivo superiore a euro 26.000 derivante da redditi </div> <div> diversi da quelli erogati dal sostituto d’imposta, sono tenuti a darne </div> <div> comunicazione al sostituto d’imposta il quale potrà recuperare il credito </div> <div> eventualmente erogato dagli emolumenti corrisposti nei periodi di paga </div> <div> successivi a quello nel quale è resa la comunicazione e, comunque, entro i </div> <div> termini di effettuazione delle operazioni di conguaglio di fine anno o di fine </div> <div> rapporto. </div> <div> Si ricorda che il reddito complessivo ai sensi dell’articolo 13, comma 6-</div> <div> bis, del TUIR, va assunto al netto del reddito dell’unità immobiliare adibita ad </div> </div> <div> <div> abitazione principale e di quello delle relative pertinenze di cui all’articolo 10, </div> <div> comma 3-bis, dello stesso TUIR. </div> <div> Il contribuente che abbia comunque percepito dal sostituto d’imposta un </div> <div> credito di cui al comma 1-bis dell’art. 13 del TUIR in tutto o in parte non </div> <div> spettante è tenuto alla restituzione dello stesso in sede di dichiarazione dei </div> <div> redditi. </div> <div>  </div> <div>  7. LA RILEVANZA DEL CREDITO </div> <div> Per espressa previsione del comma 1-bis dell’art. 13, il credito “non </div> <div> concorre alla formazione del reddito” e, quindi, le somme incassate a tale titolo </div> <div> non sono imponibili ai fini delle imposte sui redditi, comprese le relative </div> <div> addizionali regionale e comunale. </div> <div> Non costituendo retribuzione per il percettore, i crediti non incidono sul </div> <div> calcolo dell’imposta regionale sulle attività produttive dei soggetti eroganti. </div> </div> <div> <br /></div> <div> <br /></div> <div> <br /></div> <div> <i>Fonte: Circolare Agenzia Entrate n.8/E del 28 aprile 2014</i></div>

Riduzione del cuneo fiscale per lavoratori dipendenti e assimilati.

PREMESSA L’articolo 1 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66 (di seguito, decreto), concernete la “Riduzione del cuneo fiscale per lavora...

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Senza requisiti, niente benefici. Per la Onlus, perdita retroattiva.

Nella sentenza 1254/2014, i Giudici di legittimità chiariscono la portata dell'articolo 5, comma 4, del Dm 266/2003, nella parte in cui stabilisce che, quando la cancellazione sia stata "conseguente al venir meno di uno o più requisiti, la Onlus decade dalle agevolazioni fiscali fruite successivamente alla data in cui gli stessi requisiti sono venuti meno".<br /> <br /> Ebbene, secondo la Suprema corte, da una lettura sistematica della norma e dal tenore retroattivo della previsione normativa ivi contenuta - che fissa il "dies a quo" per la decadenza dai benefici fiscali riconosciuti alla Onlus nel momento della perdita dei requisisti sostanziali - è legittimo il diniego del diritto all'agevolazione (nella specie, esenzione dall'imposta di registro prevista dall'articolo 8, comma 1, legge n. 266/1991 a favore delle organizzazioni di volontariato) a seguito dell'accertamento da parte della Ctr dell'insussistenza ab origine dei requisiti di Onlus, indipendentemente dal fatto che la cancellazione dall'Anagrafe sia intervenuta successivamente.<br /> Ciò, in quanto la perdita dei benefici determina la decadenza da tutte le agevolazioni fruite anche anteriormente alla data di cancellazione, con decorrenza dalla perdita dei requisiti.<br /> <br /> Questa, secondo il Collegio giudicante, è l'interpretazione sistematicamente più coerente della norma, posto che l'evidente ratio legis va individuata nell'intenzione di escludere dall'agevolazione l'esercizio del commercio e dei suoi atti.<br /> <br /> Sulla base di tale interpretazione, i Supremi giudici hanno avallato il diniego di esenzione disposta dall'articolo 8, comma 1, della legge n. 266/1991 (e il conseguente recupero dell'imposta di registro operato dall'Amministrazione finanziaria), deciso dai giudici di secondo grado nei confronti di una Onlus relativamente all'acquisto di un albergo, in conseguenza dell'accertato esercizio da parte della stessa di un'attività alberghiera che era sempre stata di natura commerciale.<br /> <br /> <br /> <i>Fonte: Agenzia Entrate</i>

Senza requisiti, niente benefici. Per la Onlus, perdita retroattiva.

Nella sentenza 1254/2014, i Giudici di legittimità chiariscono la portata dell'articolo 5, comma 4, del Dm 266/2003, nella parte in cui ...

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La forma “clemenziale” del condono richiede tempestività dei versamenti.

 La Corte richiama il proprio orientamento (cfr sentenze 20745/10 e 17396/10, in motivazione, ordinanza 17600/11) secondo cui il condono previsto dalla legge 289/2002, articolo 9-bis, costituisce una forma di condono clemenziale e non premiale (come, invece deve ritenersi per le fattispecie regolate dalla legge 289/2002, articoli 7, 8, 9, 15 e 16, le quali attribuiscono al contribuente il diritto potestativo di chiedere un accertamento straordinario, da effettuarsi con regole peculiari rispetto a quello ordinario). Da ciò consegue che, nell’ipotesi di cui all’articolo 9-bis, non essendo necessaria alcuna attività di liquidazione in ordine alla determinazione del quantum, il condono è condizionato dall’integrale e tempestivo pagamento di quanto dovuto e il pagamento rateale determina la definizione della lite pendente soltanto se integrale e tempestivo per tutte le rate.<br /> <br /> Ordinanza n. 8794 del 15 aprile 2014 (udienza 6 marzo 2014)<br /> Cassazione civile, sezione VI – 5 – Pres. Cicala Mario – Est. Cosentino Antonello<br /> Legge 289/2002, articolo 9-bis – Definizione degli omessi e tardivi versamenti delle imposte e delle ritenute – Condono cd clemenziale – Il condono è condizionato dall’integrale e tempestivo pagamento di quanto dovuto e il pagamento rateale determina la definizione della lite pendente soltanto se integrale e tempestivo per tutte le rate

La forma “clemenziale” del condono richiede tempestività dei versamenti.

 La Corte richiama il proprio orientamento (cfr sentenze 20745/10 e 17396/10, in motivazione, ordinanza 17600/11) secondo cui il condono pre...

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Tassa di vidimazione libri sociali.

<b>La tassa di vidimazione libri sociali è dovuta anche dalle sedi secondarie di società non residenti, le cosiddette branch?</b><br /> <br /> La vidimazione dei registri/libri contabili e sociali, nel caso di imprese localizzate in più luoghi, deve essere effettuato presso l’ufficio del registro delle imprese presso cui risulta iscritta la sede legale, mentre per la vidimazione dei libri relativi alle sedi secondarie è competente anche l’ufficio ove è ubicata la sede secondaria. Le sedi secondarie di società estere assolvono alla tassa di concessione governativa posta nella misura forfetaria di 309,87 euro ovvero di 516,46 euro, se il capitale sociale o il fondo di dotazione è maggiore di 516.456,90 euro. Il pagamento, annuale, va effettuato, tramite modello F24 (codice tributo "7085"), entro il 16 marzo dell'anno di riferimento.<br /> <br /> <br /> <i>Fonte: Agenzia Entrate</i>

Tassa di vidimazione libri sociali.

La tassa di vidimazione libri sociali è dovuta anche dalle sedi secondarie di società non residenti, le cosiddette branch? La vidimazione ...

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Autotutela: limiti giurisdizionali su “obiezioni” per silenzi o rifiuti.

Le controversie relative al diniego o al silenzio in materia di autotutela tributaria rientrano nella giurisdizione tributaria, ma il contribuente può proporre impugnazione solo per contestare eventuali vizi propri del diniego e non anche per contestare la fondatezza della pretesa tributaria.<br /> <br /> L’autotutela tributaria<br /> Nel diritto tributario, l’autotutela è disciplinata dall’articolo 2-quater del decreto legge 564/1994 e dal decreto ministeriale 37/1997, con cui è stato adottato, in attuazione del citato articolo 2-quater, il “Regolamento recante norme relative all’esercizio del potere di autotutela da parte degli organi dell'Amministrazione Finanziaria”.<br /> <br /> L’autotutela è il rimedio con cui l’Amministrazione finanziaria esercita lo ius poenitendi, vale a dire il potere di riesaminare la propria azione e, conseguentemente, annullare d’ufficio i propri atti che ritenga viziati sotto il profilo della legittimità.<br /> <br /> Il potere di autotutela è esercitabile d’ufficio, anche in assenza di richiesta di parte.<br /> L’eventuale richiesta dell’interessato, infatti, vale esclusivamente a sollecitare un’attività che può essere avviata sulla base di una determinazione autonoma dell’ufficio (con riferimento all’esercizio dell’autotutela nell’ambito del diritto amministrativo, cfr Consiglio di Stato, n. 4308 del 6 luglio 2010 e n. 5199 del 3 ottobre 2012).<br /> <br /> La richiesta di autotutela, pertanto, non fa sorgere in capo all’ufficio l’obbligo giuridico di provvedere né, secondo alcuni, di fornire risposta al contribuente.<br /> <br /> La giurisdizione tributaria e la proponibilità della domanda<br /> Le controversie riguardanti il diniego di autotutela in materia tributaria rientrano nella giurisdizione tributaria, alla quale sono attribuiti, ai sensi dell’articolo 2 del decreto legislativo 546/1992, tutti i giudizi riguardanti “i tributi di ogni genere e specie” (cfr Cassazione, sezioni unite, n. 16776/2005, ove è stato precisato che sussiste la “giurisdizione tributaria anche in ordine alle impugnazioni proposte avverso il rifiuto espresso o tacito della Amministrazione a procedere ad autotutela”; cfr anche Cassazione, sezioni unite, nn. 2870/2009, 3698/2009, 7388/2007, 9669/2009 e Cassazione, nn. 15451/2010 e 22866/2011).<br /> <br /> Occorre, tuttavia, precisare che i ricorsi introduttivi di tali controversie sono di norma inammissibili. In particolare, è inammissibile il ricorso avverso il diniego meramente confermativo della pretesa tributaria, proposto al fine di contestare la fondatezza della stessa pretesa.<br /> In proposito, la giurisprudenza di legittimità ha chiarito che, avverso un diniego di autotutela confermativo (della pretesa), non è esperibile un’autonoma tutela giurisdizionale, in quanto al contribuente non è consentito chiedere al giudice di rimettere in discussione la pretesa erariale (Cassazione, n. 2870/2009).<br /> <br /> Il sindacato della Commissione tributaria, infatti, non può estendersi fino alla valutazione della fondatezza dell’originaria pretesa, in quanto è precluso al giudice procedere all’annullamento degli atti non impugnati ritualmente (cfr Cassazione, n. 1219/2011 e anche n. 12930/2013, con cui la Cassazione, con riferimento a una sentenza che si era pronunciata sull’impugnazione di un silenzio formatosi sulla richiesta di autotutela relativa a un atto di classamento di immobili, ha precisato che “L’impugnata sentenza… avendo provveduto a valutare la fondatezza della pretesa avanzata dalla contribuente, va, in conseguenza cassata…”).<br /> Tale conclusione si giustifica in ragione sia della natura discrezionale propria dell’esercizio dell’autotutela sia del principio della certezza dei rapporti giuridici, che non consente di rimettere in discussione davanti al giudice la pretesa tributaria contenuta in atti definitivi (Cassazione, n. 11127/2012). La Cassazione ha, infatti, chiarito che “avverso l’atto con il quale l’Amministrazione manifesta il rifiuto di ritirare, in via di autotutela, un atto impositivo divenuto definitivo non è esperibile un’autonoma tutela giurisdizionale” (Cassazione, nn. 11457 e 18807 del 2010).<br /> <br /> La discrezionalità dell’esercizio del potere di autotutela esclude, quindi, la configurabilità di un obbligo – giuridicamente tutelato – a provvedere, come anche, secondo alcuni, di un obbligo a esternare l’eventuale rigetto della richiesta.<br /> A tale riguardo, la Corte di cassazione ha chiarito che in sede giudiziale è possibile effettuare esclusivamente un sindacato sul corretto esercizio del potere dell’Amministrazione, “nell’ambito della legittimità dell’operato… e non del merito, non essendo ammissibile la sostituzione del giudice tributario all’Amministrazione nell’adozione di un atto di autotutela” (Cassazione, sezioni unite, 26313/2010; cfr anche Cassazione nn. 10020/2012, 7687/2012 e 15451/2010).<br /> <br /> In particolare, è stato precisato che “contro il diniego dell’amministrazione di procedere all’esercizio del potere di autotutela può essere proposta impugnazione soltanto per dedurre eventuali profili di illegittimità del rifiuto e non per contestare la fondatezza della pretesa tributaria (cfr. Cass. n. 11457/2010; n. 16097/2009). Giacché fuori dalla ridetta situazione, l’atto con il quale l’amministrazione finanziaria manifesta il rifiuto di ritirare in autotutela un atto impositivo divenuto definitivo - stante la relativa discrezionalità - non è suscettibile di essere impugnato innanzi alle commissioni tributarie (v. sez. un. n. 3698/2009)” (Cassazione, nn. 10020 e 19740 del 2012).<br /> <br /> In sintesi, l’impugnabilità dell’atto di diniego dell’autotutela, secondo la Corte suprema, è ammissibile solo per far valere vizi propri del medesimo atto (ad esempio, perché sottoscritto da soggetto non legittimato o perché fondato su motivi contraddittori).<br /> <br /> <br /> <i>Fonte: Agenzia Entrate</i>

Autotutela: limiti giurisdizionali su “obiezioni” per silenzi o rifiuti.

Le controversie relative al diniego o al silenzio in materia di autotutela tributaria rientrano nella giurisdizione tributaria, ma il contri...

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Finte e-mail sui rimborsi fiscali. Attenzione ai tentativi di phishing.

Ancora un tentativo di truffa ai danni di alcuni cittadini che hanno ricevuto sui loro indirizzi di posta elettronica false notifiche di rimborsi fiscali dall’indirizzo agenziaentrateit@secureserver.net.<br /> Nelle comunicazioni che utilizzano il logo dell’Agenzia i contribuenti sono invitati a cliccare sul link “Chiedere il rimborso” che rimanda ad una finta pagina web del sito delle Entrate dove si chiede di inserire informazioni personali, tra cui anche i dati della carta di credito.<br /> <br /> L’Agenzia delle Entrate, attraverso il comunicato odierno, sottolinea la propria estraneità all’invio di questi messaggi e allerta i contribuenti sui tentativi di truffa messi in atto nei loro confronti con lo scopo di entrare illecitamente in possesso di dati riservati.<br /> L’amministrazione finanziaria ribadisce, ancora una volta, che non richiede mai dati sulle carte di credito e non invia comunicazioni via e-mail relative ai rimborsi.<br /> <br /> Il percorso “virtuso” che il contribuente deve seguire per richiedere un rimborso parte dal sito internet dell’Agenzia www.agenziaentrat.gov.it, prosegue nella sezione Home > Cosa devi fare > Richiedere >Rimborsi dove si possono consultare le modalità corrette per ricevere un rimborso fiscale.<br /> <br /> <br /> <i>Fonte: Agenzia Entrate</i>

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Ancora un tentativo di truffa ai danni di alcuni cittadini che hanno ricevuto sui loro indirizzi di posta elettronica false notifiche di rim...

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Zfu, pronto il “vademecum” per fruire dei benefici fiscali.

Piccole e micro imprese, ma anche studi professionali e professionisti che svolgono la loro attività in forma di impresa e risultano iscritti al Registro delle imprese, che hanno la loro sede nelle Zone franche urbane delle regioni che rientrano nell’obiettivo Convergenza (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia) e nei comuni della provincia Carbonia-Iglesias.<br /> Sono questi i destinatari delle agevolazioni previste dal decreto 10 aprile 2013 del ministero dello Sviluppo economico (Mise), di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze, ai quali si aggiungono quelli situati nella Zfu del comune di Lampedusa e Linosa, istituita con la “Stabilità 2014” (legge 147/2013).<br /> Per tutti, il provvedimento del 6 maggio 2014 stabilisce le modalità e i limiti di fruizione dei benefici.<br /> <br /> Le agevolazioni (esenzione dalle imposte sui redditi, dall’Irap, dall’Imu ed esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente) vanno fruite mediante riduzione dei versamenti da effettuarsi in compensazione tramite modello F24 (articolo 17, Dlgs 241/1997). Il tetto massimo dello “sconto” è pari a 200mila euro; scende a 100mila per le imprese del settore trasporto su strada.<br /> <br /> La delega di pagamento va presentata esclusivamente attraverso i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, Fisconline e Entratel, pena lo scarto dell’operazione effettuata.<br /> Con risoluzioni in via di emanazione, la stessa Agenzia renderà noti i codici tributo da riportare nell’F24, fornendo le opportune indicazioni per compilare il modello.<br /> <br /> L’Agenzia, che riceve dal Mise i dati identificativi di ciascun beneficiario, l’importo dell’agevolazione concessa e le eventuali variazioni, effettuerà controlli automatizzati per ciascun F24 ricevuto, garantendo che le agevolazioni accordate siano fruite nei limiti dell’importo concesso.<br /> Se dovesse essere utilizzato un importo superiore a quello riconosciuto o risultare che l’impresa non rientra nell’elenco di quelle ammesse agli “sconti fiscali”, il modello F24 viene scartato e il versamento è considerato non effettuato; la circostanza è comunicata a chi ha trasmesso la delega di pagamento tramite apposita ricevuta, consultabile sul sito dei servizi telematici dell’Agenzia.<br /> <br /> Infine, nel caso di variazioni dei dati delle imprese ammesse o dell’importo dell’agevolazione concessa, l’F24 è presentato in via telematica alle Entrate a partire dal terzo giorno lavorativo successivo a quello in cui il Mise ne dà comunicazione all’Agenzia.<br /> <br /> <br /> <i>Fonte: Agenzia Entrate</i>

Zfu, pronto il “vademecum” per fruire dei benefici fiscali.

Piccole e micro imprese, ma anche studi professionali e professionisti che svolgono la loro attività in forma di impresa e risultano iscritt...

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Tassa di concessione governativa sui telefonini legittima.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9560 depositata il 2 maggio scorso a sezioni unite, ha affermato che la tassa di concessione governativa sui telefonini è legittima. Conferma, quindi, la legittimità della norma di interpretazione autentica contenuta nel D.L. n. 4/2014, da poco convertito nella Legge n. 50/2014 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 74 del 29 marzo 2014), con cui è stato precisato che «per stazioni radioelettriche si intendono anche le apparecchiature terminali per il servizio radiomobile terrestre di comunicazione».<br /> <br /> <br /> <i>Fonte: Il Sole 24 Ore</i>

Tassa di concessione governativa sui telefonini legittima.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9560 depositata il 2 maggio scorso a sezioni unite, ha affermato che la tassa di concessione gove...

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Tobin tax, 11 Paesi UE verso un'intesa.

Si lavora all'accordo politico per un'introduzione graduale della "Tobin tax" nella Ue. La proposta di introdurre in Europa una tassazione comune sulle transazioni finanziarie, dopo essere rimasta in stand-by per oltre un anno, sarà riesaminata prima dall'Eurogruppo e poi dall'Ecofin. Oggi si terrà anche una riunione tra i ministri degli 11 Paesi, tra cui l'Italia, la Francia e la Germania, che hanno aderito alla "cooperazione rafforzata" avviata nel gennaio 2013 per dare vita alla Tobin tax, nonostante le riserve degli altri partner.<br /> <br /> <br /> <i>Fonte: Il Sole 24 Ore</i>

Tobin tax, 11 Paesi UE verso un'intesa.

Si lavora all'accordo politico per un'introduzione graduale della "Tobin tax" nella Ue. La proposta di introdurre in Europ...

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