Conta la sostanza e non la forma. Affari in Italia, tasse al Bel Paese.

<br /> La convenzione stipulata tra l’Italia e la Repubblica iugoslava, per evitare la doppia imposizione in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio (ratificata con legge n. 974 del 1984), richiede che, per l’imponibilità del reddito d’impresa di soggetto non residente: una presenza che sia incardinata nel territorio dell’altro Stato contraente e dotata di una certa stabilità; una sede di affari capace, anche solo in via potenziale, di produrre reddito; un’attività autonoma rispetto a quella svolta dalla casa madre, dovendo aggiungersi che, ai fini dell’applicazione delle imposte dirette, la relativa indagine deve essere condotta non solo sul piano formale, ma anche – e soprattutto – su quello sostanziale (cfr. Cass. n. 20597 del 2011).<br /> <br /> Sentenza n. 1103 del 17 gennaio 2013 (udienza 6 novembre 2012)<br /> Cassazione civile, sezione V – Pres. Pivetti Marco – Est. Sambito Maria Giovanna Concetta<br /> Imposte sui redditi – Redditi d’impresa – Stabile organizzazione operante nello Stato – Elementi distintivi<br />

Conta la sostanza e non la forma. Affari in Italia, tasse al Bel Paese.

La convenzione stipulata tra l’Italia e la Repubblica iugoslava, per evitare la doppia imposizione in materia di imposte sul reddito e sul ...

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Reddito d’impresa: lo stretto nesso tra “finalità” e tasse sui ricavi.

<br /> Al primo comma dell’articolo 85 del Tuir, sono elencate le tipologie di corrispettivi, indennità e contributi che vengono considerate ricavi. Nel secondo il comma dello stesso articolo, poi, è scritto che “si comprende inoltre tra i ricavi il valore normale dei beni di cui al comma 1 assegnati ai soci o destinati a finalità estranee all'esercizio dell'impresa”.<br /> Cosa si intende, però, per destinazione a finalità estranee all’esercizio dell’impresa?<br /> Cosa succede, per esempio, quando l’esiguità del prezzo di vendita è dovuta a particolari finalità dell’operazione legate, ad esempio, a interessi di assetto societario e non connessi all’attività tipica dell’impresa?<br /> <br /> Il caso più frequente è, infatti, quello del trasferimento dei beni, dettato non dalla volontà di realizzare il massimo prezzo consentito dal mercato, bensì dalla necessità di estromettere i beni immobili da una società per farli confluire in un’altra, prima di cedere parte delle quote della prima società a terzi, nuovi soci.<br /> La scelta del prezzo fuori mercato è del resto, in tali casi, possibile grazie al fatto che la cessione degli immobili non avviene, di solito, nei confronti di un terzo “estraneo”, ma di altro soggetto societario riconducibile alla stessa compagine.<br /> Come conseguenza, si assiste quindi a un trasferimento di beni tra società riferibili a identici proprietari, che non hanno alcun interesse a determinare il prezzo di vendita in base all’andamento del mercato, tanto meno in un caso in cui tale trasferimento non avviene per finalità di impresa.<br /> E’ chiaro, infatti, in queste ipotesi, che la vendita ha il solo obiettivo di estromettere i beni immobili dal patrimonio aziendale, e quindi finalità estranee all’esercizio dell’impresa, in quanto nemmeno rivolta al “mercato”.<br /> <br /> Appare allora evidente come debbano essere applicate le disposizioni sopra citate, previste dall’articolo 85 del Tuir, in base al quale “si comprende tra i ricavi il valore normale dei beni destinati a finalità estranee all’esercizio dell’impresa”.<br /> Laddove il valore normale a cui fa riferimento la norma è quello disciplinato dall’articolo 9, comma 3, Tuir, da intendersi come “il prezzo o corrispettivo mediamente praticato per i beni e i servizi della stessa specie o similari, in condizioni di libera concorrenza e al medesimo stadio di commercializzazione, nel tempo e nel luogo in cui i beni o servizi sono stati acquisiti o prestati, e, in mancanza, nel tempo e nel luogo più prossimi …”.<br /> <br /> A smentire le eccezioni, che di solito si rinvengono nei ricorsi contro tali tipi di accertamento, è opportuno ricordare come:<br /> non è vero che le scelte imprenditoriali non siano sindacabili da parte dell’Amministrazione<br /> l’estraneità alle finalità dell’impresa non si realizza solo in caso di cessioni gratuite, ma anche in caso di negozio misto, vendita e donazione, con corrispettivo assolutamente fuori mercato<br /> non è vero che all’ufficio sia precluso un sindacato sull’entità del prezzo fissato nella compravendita, dato che è appunto la norma applicata che, laddove venga dimostrata l’estraneità alle finalità imprenditoriali, consente la deroga al criterio del prezzo con prevalenza del criterio del valore di mercato<br /> non è vero che tale preclusione di sindacato sull’entità del prezzo sia tanto più forte nel caso di imprese appartenenti allo stesso gruppo sociale, dato che è proprio in questi casi che il prezzo può essere deliberatamente fuori mercato (come, per esempio, anche la logica del transfer pricing dimostra).<br /> <br /> Ma la questione merita ulteriore approfondimento.<br /> Il prezzo di cessione nei casi in esame è senz’altro un prezzo fuori mercato e avviene senz’altro nell’ambito di una destinazione del bene aziendale a finalità estranee all'impresa, identificabile, come detto, con la figura giuridica del negozio misto della vendita cum donatione.<br /> Se la cessione, del resto, avvenisse a titolo meramente gratuito, sarebbe semplicemente differente l’importo della maggiore imposta, quantificato rispetto a zero e non, ma la finalità estranea (e quindi il presupposto per l’accertamento) sarebbe sempre la medesima.<br /> <br /> L’ufficio con tali tipi di accertamenti, quindi, non sindaca la legittimità dell'atto di compravendita come strumento elusivo, ma ne afferma soltanto l’estraneità alle finalità imprenditoriali e applica, pertanto, il diverso metodo (legalmente determinato) di quantificazione dei ricavi.<br /> Essendo, inoltre, in questi casi, il corrispettivo convenuto in atti ritenuto reale (presupposto questo per la stessa ripresa a tassazione, dato che, laddove non venisse considerato reale, la contestazione sarebbe ben diversa), si viene a configurare una transazione antieconomica, che trova giustificazione e presupposto proprio nel fatto che il bene resta nella disponibilità dei medesimi soci, laddove, come detto, lo scopo “tipico” di queste operazioni è appunto quello di estromettere gli immobili dalla società prima della cessione a terzi delle quote societarie.<br /> <br /> L’operazione, quindi, è sostanzialmente assimilabile a un’assegnazione di beni al socio. Sul punto, la giurisprudenza di legittimità ha chiarito che non vi è in realtà una compravendita, ma un trasferimento di beni o servizi dall’attività imprenditoriale al consumo personale e non si ha in concreto alcuna cessione (Cassazione, sentenza 12322/2006).<br /> Vero è che il valore di un bene è il risultato del punto di incontro tra domanda e offerta in un mercato libero.<br /> Vero è che le parti, nell’ambito della loro libera attività imprenditoriale, possono pattuire un prezzo diverso da quello di mercato.<br /> Ben può essere, quindi, che il risultato di una effettiva trattativa commerciale sia la definizione di un prezzo diverso da quello che il mercato avrebbe altrimenti stabilito.<br /> Ma, nei casi in esame, mancano proprio queste caratteristiche:<br /> non vi è effettiva trattativa commerciale tra le parti, che sostanzialmente coincidono<br /> non vi è trattativa nell’ambito di un’attività imprenditoriale<br /> e non c’è trattativa nell’ambito di un’attività imprenditoriale perché lo scopo non è la compravendita dell’immobile, nell’ambito di tale attività imprenditoriale, ma la sua estromissione dal complesso societario per ragioni estranee all’attività tipica dell’impresa.<br /> In particolare, ai fini fiscali, è la legge a stabilire che, sussistenti tali presupposti (finalità estranee all’attività imprenditoriale), i ricavi vadano commisurati non sulla base del prezzo, ma sulla base del valore di mercato.<br /> <br /> Nell’ambito del reddito d’impresa, peraltro, le ipotesi in cui il valore normale deve essere utilizzato come base imponibile sono soltanto quelle che non vedono coinvolte operazioni con economie terze, o che riguardano comunque ipotesi di autoconsumo (come appunto la destinazione di beni o servizi a finalità estranee all’esercizio d’impresa).<br /> Secondo quanto, infatti, stabilito anche dalla Corte di giustizia, con la sentenza dell’8 maggio 2003, procedimento C-269/00, nel concetto di “destinazione … ad altre finalità estranee all’impresa o all’esercizio dell’arte o della professione” rientra anche l’utilizzo dell’immobile aziendale per fini privati (quali senz’altro, come nel caso in esame, quelli legati agli equilibri dei nuovi assetti societari), con fuoriuscita del bene dalla sfera del complesso aziendale.<br /> <br /> <br /> <i>Fonte: Agenzia Entrate</i><br />

Reddito d’impresa: lo stretto nesso tra “finalità” e tasse sui ricavi.

Al primo comma dell’articolo 85 del Tuir, sono elencate le tipologie di corrispettivi, indennità e contributi che vengono considerate ricav...

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La lite sul reddito dell’impresa deve precedere quella sull’Irpef.

Per decidere sulla fondatezza di un accertamento eseguito nei confronti di un socio, occorre attendere che il contenzioso con la sua impresa non sia pendente. Il giudice, pertanto, deve sospendere la lite nei confronti della persona fisica in attesa della definizione del reddito societario.<br />È quanto prevede l’ordinanza della Cassazione n. 1867/2012.<br /><br />Il fatto<br />A una società di capitali veniva rettificato il reddito d’impresa Irpeg e, conseguentemente, sul presupposto della ristretta base azionaria e della distribuzione occulta di dividendi, l’ente impositore contestava il maggior reddito Irpef, pro quota, anche ai soci. Dopo il ricorso in primo grado, la Commissione tributaria regionale annullava l’accertamento nei confronti della società e, conseguentemente, ancorché tale pronuncia non fosse divenuta definitiva, annullava anche l’atto relativo al socio.<br /><br />L’Amministrazione finanziaria, nell’impugnare in sede di legittimità la sentenza sfavorevole relativa al socio, evidenziava che, in violazione di legge, il giudice di appello aveva applicato la pronuncia relativa alla società, a beneficio del socio, pur non essendo ancora la prima divenuta definitiva ex articolo 2909 del codice civile. Rilevava, quindi, che la Commissione del riesame, prima di decidere la vertenza del socio, avrebbe dovuto sospendere il procedimento, a norma dell’articolo 295 del codice di procedura civile e attendere il passaggio in giudicato della sentenza nei confronti della società.<br /><br />La decisione<br />La Cassazione accoglie il ricorso riaffermando il principio che la sospensione necessaria del processo si applica anche al giudizio tributario quando pendano innanzi a giudici diversi procedimenti legati tra loro da un rapporto di pregiudizialità.<br /><br />In particolare, la Suprema corte ha precisato, nella pur apparente succinta motivazione, che nel caso in questione, i due procedimenti tra società e socio erano legati da rapporto di pregiudizialità tale che la definizione dell’uno costituisce indispensabile presupposto logico-giuridico dell’altro. Conseguentemente, il giudice di appello avrebbe dovuto disporre la sospensione del giudizio nei confronti del socio in attesa della definizione del reddito della società a ristretta compagine sociale, proprio per i riflessi che ha la definizione dell’accertamento societario rispetto a quello dei singoli soci. E’ proprio l’inosservanza di questo consolidato principio (Cassazione, sentenze 10270/2011, 20721/2010, 7564/2003 e 10951/2002) che ha valorizzato i motivi di ricorso.<br /><br />Al riguardo, è ormai prassi consolidata degli uffici finanziari dar seguito a un atto impositivo emesso nei confronti di una società di capitali a ristretta base sociale, con ulteriori avvisi di accertamento a carico dei soci della medesima. Infatti, mentre, per legge (articolo 5 del Tuir), per le società di persone vige il cosiddetto “principio di trasparenza” (secondo cui i redditi delle stesse sono imputati a ciascun socio nell’anno di produzione, indipendentemente dalla percezione e proporzionalmente alla propria quota di partecipazione agli utili), analoga norma tributaria non è prevista per le società di capitali, i cui dividendi costituiscono reddito, per i soci, solo nel periodo di imposta in cui sono effettivamente percepiti (articolo 45 del Tuir). Detta procedura trova supporto in una costruzione di carattere meramente presuntivo, sulla scorta dell’articolo 39, comma 1, lettera d), del Dpr 600/1973 (Cassazione 20870/2010), in base alla quale gli utili extrabilancio delle società di capitali a ristretta base azionaria o a base familiare (affectio societatis) si presumono distribuiti ai soci, salvo prova contraria (Cass.azione, sentenze 6517/1992, 17016/2002 e 9755/2003).<br /><br />Dal momento che gli enti impositori equiparano le società di capitali a ristretta base sociale a quelle di persone, e che gli atti impositivi che interessano la società sono inscindibilmente connessi a quelli che ne scaturiscono in capo ai soci, appare correttamente adattabile alla casistica in esame il principio sancito dalla Cassazione nella sentenza 14815/2008, in base al quale, in materia di accertamento “unitario” delle società di persone e dei loro soci, si applica la disciplina processuale del litisconsorzio necessario, definito secondo canoni autonomi nel processo tributario, in base all'inscindibilità della causa. Ne consegue che il giudizio celebrato senza la partecipazione di tutti i litisconsorti necessari è nullo per violazione del principio del contradditorio.<br /><br />Va da sé che il giudizio rispondente a questi canoni deve essere deciso inscindibilmente e unitariamente nei confronti della società e dei soci, con antecedenza logico-giuridica del primo sul secondo, rispetto al quale la decisione è destinata a riverberare i propri effetti, ex articolo 295 codice di procedura civile (Cassazione 6159/2007).<br /><br /><br /><span style="font-style:italic;">Fonte: Agenzia Entrate</span>

La lite sul reddito dell’impresa deve precedere quella sull’Irpef.

Per decidere sulla fondatezza di un accertamento eseguito nei confronti di un socio, occorre attendere che il contenzioso con la sua impresa...

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Quesito: reddito extra UE.

Lavoro in Ucraina per circa 6 mesi l'anno e percepisco uno stipendio da una societa' del posto, semplicemente come collaboratore.<br />Ai fini fiscali devo pagare le tasse anche in Italia ?<br />E se voglio portare i proventi in Italia come posso fare?

Quesito: reddito extra UE.

Lavoro in Ucraina per circa 6 mesi l'anno e percepisco uno stipendio da una societa' del posto, semplicemente come collaboratore. Ai...

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Redditi da partecipazione: qualità di imprenditore e tassazione degli utili.

Domanda<br />Una società di capitali risulta essere composta da 3 soci persone fisiche. Ai fini della tassazione degli utili gradiremmo comprendere come vanno considerate le situazioni dei singoli soci, atteso che: 1) il socio amministratore detiene unicamente quote nella società in questione; 2) gli altri due soci detengono entrambi partecipazioni in s.n.c. Il quesito viene posto ai fini della individuazione della qualità di imprenditore, posseduta o meno<br /><br />Risposta<br />In via preliminare occorre innanzitutto precisare che dalla generica formulazione del quesito si evince il seguente scenario.<br /><br />Una società di capitali è partecipata da tre soci: i) il socio X che, oltre a detenere una partecipazione al capitale della stessa, ne è anche amministratore; ii) e i soci Y e Z che, oltre a detenere una partecipazione al capitale della società di capitali in questione, sono anche soci di una (o più) S.n.c.<br /><br />Tanto premesso, si evidenzia quanto segue.<br /><br />Con riferimento al socio X sembra possibile sostenere, stante lo scenario ipotizzato, che la mera detenzione di una partecipazione al capitale sociale e lo svolgimento dell'attività di amministratore non determinino l'assunzione da parte del medesimo della qualifica di imprenditore.<br /><br />Infatti, si qualificano attività d'impresa quelle esplicitamente indicate dall'art. 2195 c.c. al quale, in un'accezione più ampia, rinvia l'art. 55 del TUIR, nel disciplinare la categoria dei redditi d'impresa.<br /><br />Più complesso appare, invece, il contesto in cui operano i soci Y e Z, i quali, oltre a detenere una partecipazione nella società di capitali, partecipano anche ad una (o più) società di persone.<br /><br />Quest'ultima circostanza comporta che gli utili dalla stessa generati vengano imputati per trasparenza a ciascun socio, indipendentemente dalla loro percezione, qualificandosi quali "redditi da partecipazione".<br /><br />Detti redditi, mantengono all'atto della loro imputazione, la natura che avevano in capo ai soggetti che li hanno generati e, pertanto, si qualificano come redditi d'impresa; infatti, secondo quanto previsto dall'art. 6, comma 3, del TUIR i redditi prodotti dalle S.n.c., da qualsiasi fonte provengano e quale che sia l'oggetto sociale, sono considerati redditi d'impresa.<br /><br />Tuttavia, tale qualifica dei redditi da partecipazione non determina di per sé l'assunzione, ai fini fiscali, della qualifica di imprenditore da parte del soggetto al quale sono imputati per trasparenza.<br /><br />Di conseguenza, con riferimento ai soci Y e Z, la mera detenzione di partecipazioni nella società di capitali e nella società di persone non rappresenta valido presupposto per l'assunzione da parte degli stessi della qualifica di imprenditori (salvo ponderare se di fatto in capo a Y e Z, in base al loro concreto comportamento, possano ravvisarsi elementi propri dell'esercizio di un'attività d'impresa).<br /><br /><br /><span style="font-style:italic;">Fonte: IPSOA</span>

Redditi da partecipazione: qualità di imprenditore e tassazione degli utili.

Domanda Una società di capitali risulta essere composta da 3 soci persone fisiche. Ai fini della tassazione degli utili gradiremmo comprende...

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Reddito agricolo, per i nulla osta gli indici di ricchezza dell'emersione.

Viene diramata dal Ministero dell’Interno in particolare alle Prefetture la circolare del Ministero del lavoro che rendeva nota, gia’ lo scorso mese di febbraio, la posizione dell’Agenzia delle Entrate in ordine al raggiungimento della soglia minima di reddito richiesta dalla legge per i titolari di reddito di impresa agricola. Determinando, infatti, il reddito agrario su base catastale, difficilmente raggiungono la predetta soglia per la definizione delle pratiche di emersione.<br /><br />Si ribadisce così in questa sede che possono ritenersi rilevanti indici di ricchezza quali il volume d’affari al netto degli acquisti risultanti dalla dichiarazione IVA, i dati della dichiarazione IRAP, tenuto conto anche dei contributi comunitari eventualmente ricevuti dall’imprenditore agricolo e debitamente documentati.<br /><br />Il criterio di valutazione del reddito, come individuato per la valutazione delle pratiche di emersione dal lavoro irregolare per i titolari di aziende agricole, puo’ essere esteso, così la circolare del Ministero dell’Interno, a tutte le procedure di competenza dello Sportello Unico per l’Immigrazione che richiedono la valutazione del reddito ai fini del nulla osta all’assunzione di cittadini stranieri.<br /><br />(Circolare Ministero interno 21/04/2011, n. 3080)

Reddito agricolo, per i nulla osta gli indici di ricchezza dell'emersione.

Viene diramata dal Ministero dell’Interno in particolare alle Prefetture la circolare del Ministero del lavoro che rendeva nota, gia’ lo sco...

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Attestazioni dei redditi 2010 in arrivo dai sostituti d’imposta.

Con l’arrivo del Cud 2011, del Cupe e della certificazione dei compensi corrisposti inizia la stagione della dichiarazione dei redditi percepiti nel 2010.<br />È il prossimo 28 febbraio il termine ultimo entro il quale i sostituti d’imposta, siano essi datori di lavoro pubblico o privato, e gli enti pensionistici devono consegnare ai propri dipendenti o pensionati i diversi modelli dichiarativi dei redditi erogati nello scorso anno.<br /> <br />Il modello più diffuso: il Cud<br />Il Cud 2011, unico modello di carattere fiscale/previdenziale, in quanto contiene anche i dati previdenziali e assistenziali relativi ai contributi versati o dovuti all’Inps e all’Inpdap, deve essere consegnato in duplice copia agli interessati.<br />Riguarda i redditi di lavoro dipendente, quelli assimilati e i redditi di pensione. Nella certificazione unica dei redditi di lavoro dipendente 2011 sono riportati tutti gli introiti percepiti dal contribuente nell’anno d’imposta 2010 assoggettati a tassazione ordinaria, a tassazione separata, a ritenuta a titolo d’imposta e a imposta sostitutiva, le ritenute d’acconto eseguite dal datore di lavoro o dall’ente pensionistico e le detrazioni effettuate.<br /> <br />La trasmissione del Cud può avvenire in formato elettronico a condizione che il ricevente abbia la possibilità di ricevere e stampare l’elaborato; nel caso in cui il Cud vada consegnato agli eredi, o il dipendente abbia cessato il proprio rapporto di lavoro, “scatta” l’obbligatorietà della consegna in formato cartaceo.<br /> <br />Il modello di quest’anno ha subito delle modifiche, in particolare nella parte B riservata ai dati fiscali, per recepire le novità normative introdotte nel 2010:<br />•il codice BC, da introdurre nel campo riservato alle annotazioni, che va utilizzato per l’indicazione degli importi che non hanno concorso a formare il reddito imponibile (90%) di docenti e ricercatori<br />•per le somme erogate sotto forma di stock option, soggette - per la parte eccedente il triplo della parte fissa della retribuzione - all’addizionale del 10%, nel medesimo campo delle annotazioni è specificato il nuovo codice BL che indica l’ammontare delle remunerazioni e la relativa imposta operata<br />•tre codici per i lavoratori abruzzesi colpiti dal sisma del 2009: BT per gli importi sospesi relativi al rapporto di lavoro, per i quali c’è stata la ripresa, ma che non sono stati versati dal sostituto; BU per gli importi sospesi relativi all’assistenza fiscale prestata, per i quali c’è stata la ripresa, ma che non sono stati versati dal sostituto; BV per gli importi riguardanti il rapporto di lavoro e l’assistenza fiscale prestata, per i quali c’è stata la ripresa e sono stati versati dal sostituto<br />•il codice BS serve a indicare l’acconto dell’addizionale comunale all’Irpef certificato nel Cud 2010, ma non effettuato a seguito della sospensione riconosciuta per eventi eccezionali<br />•alla detassazione del lavoro notturno, ammesso alla tassazione sostitutiva del 10%, sono stati riservati cinque nuovi campi<br />•per gli operatori del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, a cui è stata riconfermata una riduzione dell’Irpef sul salario accessorio, nella sezione “compensi relativi agli anni precedenti soggetti a tassazione separata” sono stati inseriti due nuovi punti per gestire l’eventuale eccedenza per incapienza dell’imposta.<br />Il Cupe: a chi è destinato?<br />La certificazione degli utili e dei proventi equiparati (Cupe) deve essere anch’essa rilasciata entro il 28 febbraio ai soci, residenti nel territorio dello Stato, di società di capitali, residenti e non residenti, dai quali percepiscano utili in qualunque forma corrisposti.<br />Il Cupe viene rilasciato, tra gli altri, da società e enti emittenti, casse incaricate del pagamento di utili o altri proventi equiparati, società fiduciarie, imprese di investimento e agenti di cambio, qualsiasi altro sostituto d’imposta che interviene nella riscossione di utili o proventi equiparati derivanti da titoli e azioni.<br />Destinatario della certificazione degli utili e dei compensi equiparati è anche chi percepisce proventi da titoli e strumenti finanziari assimilati alle azioni, contratti di associazione in partecipazione e contratti di cointeressenza.<br /> <br />La certificazione dei compensi di lavoro autonomo<br />Anche la certificazione delle somme corrisposte nell’anno 2010 e assoggettate a ritenuta d’acconto per prestazioni di lavoro autonomo (anche occasionale) e delle provvigioni ad agenti, rappresentanti e venditori porta a porta va inviata agli interessati entro il 28 febbraio.<br />La certificazione deve contenere i dati anagrafici e identificativi sia di chi eroga i compensi sia del percettore, la causale del pagamento, l’ammontare lordo delle somme corrisposte e l’importo delle ritenute operate.<br /><br /><br /><span style="font-style:italic;">Fonte: Agenzia Entrate</span>

Attestazioni dei redditi 2010 in arrivo dai sostituti d’imposta.

Con l’arrivo del Cud 2011, del Cupe e della certificazione dei compensi corrisposti inizia la stagione della dichiarazione dei redditi perce...

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Componenti del reddito d’impresa, tassativa l’imputazione temporale.

Con la sentenza n. 2213 del 31 gennaio, la V sezione tributaria ha ribadito l’inderogabilità delle norme del Tuir (Dpr 917/1986) che disciplinano la determinazione del reddito d’impresa e, in particolare, la deduzione dei costi.<br />Nel caso in esame, era sorta contestazione sulla deduzione dal reddito d’impresa di costi per materie prime acquistate nel mese di dicembre, dedotte fiscalmente nel medesimo anno d’imposta senza transitare dal conto “rimanenze finali” dell’esercizio. I ricavi relativi all’acquisto di quelle merci si erano manifestati l’anno successivo, con la conseguenza che i costi potevano essere dedotti fiscalmente solo a partire da quell’esercizio.<br /><br />Motivo della ripresa a tassazione era la violazione delle regole temporali di imputazione dei costi, cosiddetto principio di competenza, per il quale “le spese e gli altri componenti negativi (…) sono deducibili se e nella misura in cui si riferiscono ad attività o beni che concorrono a formare il reddito o che non vi concorrono in quanto esclusi” (articolo 75, comma 5, del Tuir, in vigore pro tempore, oggi articolo 109, comma 5).<br /><br />Altre questioni oggetto della decisione trattata riguardavano la deducibilità degli interessi passivi e i costi per l’allestimento di spazi espositivi, per attirare l’attenzione dei clienti. Quest’ultima tipologia di costi - correttamente qualificati di “pubblicità e propaganda” - era deducibile per intero nell’esercizio, ovvero in quote costanti in cinque esercizi ai sensi dell’articolo 74, comma 2, del Tuir in vigore pro tempore (oggi articolo 108).<br /><br />Le regole di imputazione temporale dei componenti del reddito d’impresa sono oggi contenute, come accennato, nell’articolo 109 del “nuovo” Tuir, in vigore dal 1° gennaio 2004.<br />Il comma 1 prevede che “I ricavi, le spese e gli altri componenti positivi e negativi, per i quali le precedenti norme della presente Sezione non dispongono diversamente, concorrono a formare il reddito nell’esercizio di competenza (…)”.Per i componenti di reddito per i quali le norme tributarie “non dispongono diversamente” - ad esempio, quelli la cui imputazione al periodo d’imposta avviene in base al criterio di cassa, ovvero in base a parametri predeterminati (ammortamenti) - la competenza è regolata dal comma 2, distintamente per le cessioni di beni (lettera a) e per le prestazioni di servizi (lettera b).<br /><br />Nella seconda parte, il comma 1 pone due ulteriori requisiti: “i ricavi, le spese e gli altri componenti di cui nell’esercizio di competenza non sia ancora certa l’esistenza o determinabile in modo obiettivo l’ammontare concorrono a formarlo nell’esercizio in cui si verificano tali condizioni”.<br />La ratio del criterio della competenza temporale è di dare certezza del rapporto tributario, con la conseguente esigenza di impedire che gli elementi reddituali siano collocati in un periodo d’imposta piuttosto che in un altro a discrezione del contribuente (si osserva che il principio di “certezza” in esame va inteso in senso giuridico, in quanto la componente reddituale può considerarsi certa solo se sia fondata sull’esistenza di un titolo giuridico produttivo di effetti, sia pure non ancora definitivi; l’obiettiva determinabilità presuppone, invece, l’utilizzazione di criteri oggettivi che eliminano ogni valutazione discrezionale basata su valutazioni soggettive).<br /><br />Come precisato con la risoluzione 91/2006, “il principio di competenza di cui all’art. 109, comma 2, del TUIR deve essere applicato in combinazione con il corollario della correlazione, secondo cui i costi devono essere correlati con i ricavi dell’esercizio”. In termini analoghi, la risoluzione 217/2007, che ha così precisato: “essendo il principio di correlazione intrinseco in quello di competenza, al fine di individuare correttamente il principio di competenza fiscale di cui al citato art. 109 del TUIR, non si può prescindere dal concetto di correlazione civilistico-contabile tra produzione del reddito e costi correlati”.<br /><br />In giurisprudenza si ricordano altre pronunce della Cassazione, in particolare la sentenza 6331/2008, che ribadisce il principio secondo il quale le regole sull’imputazione temporale dei componenti del reddito d’impresa sono norme di stretta interpretazione e non sono derogabili da parte dei contribuenti (secondo la Corte, non esiste il problema della “doppia imposizione” nel caso di erronea imputazione di un ricavo, posto che le imposte pagate in eccedenza possono essere richieste a rimborso).<br /><br />Per quanto concerne le spese per pubblicità e propaganda, si tratta di costi interamente deducibili ai sensi dell’articolo 108, comma 2, del Tuir poiché sono considerati direttamente “inerenti” rispetto alla produzione del reddito d’impresa.<br />Tali categorie di costi vanno distinti dalle spese di rappresentanza di cui alla seconda parte del comma 2, come modificato dall’articolo 1, comma 33, lettera p), della legge 244/2007, deducibili soltanto in parte (prima della modifica, le spese di rappresentanza erano deducibili per un terzo).<br />In particolare, secondo la giurisprudenza (cfr Cassazione, sentenza 2276/2011) sono spese di rappresentanza i costi che “hanno l’effetto di accrescere il prestigio della società organizzatrice, ma che non costituiscono spese necessarie per l’attività propagandistica o di incentivazione del prodotto”.<br />Nei casi dubbi, è possibile esperire la procedura di interpello (articolo 21 della legge 413/1991), chiedendo all’Agenzia delle Entrate il parere sulla riconducibilità di una spesa ai costi per pubblicità e propaganda ovvero ai costi per rappresentanza (cfr circolare 5/2009).<br /><br /><br /><span style="font-style:italic;">Fonte: Agenzia Entrate</span>

Componenti del reddito d’impresa, tassativa l’imputazione temporale.

Con la sentenza n. 2213 del 31 gennaio, la V sezione tributaria ha ribadito l’inderogabilità delle norme del Tuir (Dpr 917/1986) che discipl...

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Regime fiscale delle società e degli enti del settore assicurativo.

L’Agenzia delle Entrate ha chiarito alcune modalità applicative della disciplina introdotta dall’ articolo 13 del decreto legge 78/2010 ai criteri di determinazione del reddito imponibile delle società d'assicurazione che operano nel ramo vita.<br /><br /><b><span style="font-family:"Verdana","sans-serif"; mso-fareast-font-family:"Times New Roman";mso-bidi- mso-ansi-language:IT;mso-fareast-language:IT;mso-bidi-language: AR-SAfont-family:Arial;color:#003366;"><a href="http://www.finanze.gov.it/export/download/altri/circ60e2010.pdf"><span style="font-variant:small-caps"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">circolare n.</span></span><span style=" font-variant:small-caps"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;"> 60/</span></span><span style="font-variant:small-caps"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">e del </span></span><span style="font-variant:small-caps"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">23 </span></span><span style="font-variant:small-caps"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">dicembre </span></span><span style=" font-variant:small-caps"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">2010 </span></span></a></span></b><br /><br /><br /><span style="font-style:italic;">Fonte: Min.Finanze</span>

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L’Agenzia delle Entrate ha chiarito alcune modalità applicative della disciplina introdotta dall’ articolo 13 del decreto legge 78/2010 ai c...

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Quesito: reddito prodotto all'estero.

mio figlio vive e lavora a Londra da metà novembre 2009 e dai primi di maggio di quest'anno si è iscritto all'Aire.<br />Il suo reddito 2009 (un mese e mezzo di lavoro) sul quale ha già pagato le trattenute in Inghilterra, deve essere denunciato anche in Italia?<br />Subisce cioè doppia tassazione?<br />Per il 2010, essendo residente all'estero da più di 183 giorni, deve dichiarare il suo reddito, prodotto esclusivamente a Londra, anche in Italia?

Quesito: reddito prodotto all'estero.

mio figlio vive e lavora a Londra da metà novembre 2009 e dai primi di maggio di quest'anno si è iscritto all'Aire. Il suo reddito 2...

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Redditi di lavoro autonomo. Cessione di immobili strumentali.

Con risoluzione l’Agenzia delle Entrate ha fornito chiarimenti sul regime fiscale degli immobili strumentali dei professionisti nei casi di cessione e locazione finanziaria degli stessi.<br /><br /><b><span style="font-size:10.0pt;font-family:"Verdana","sans-serif"; mso-fareast-font-family:"Times New Roman";mso-bidi-font-family:Arial; color:#003366;mso-ansi-language:IT;mso-fareast-language:IT;mso-bidi-language: AR-SA"><a href="http://www.finanze.gov.it/export/download/novita2010/Ris_13E.pdf"><span style="font-variant:small-caps">risoluzione n.</span><span style="font-size: 7.5pt;font-variant:small-caps"> 13/</span><span style="font-variant:small-caps">e del </span><span style="font-size:7.5pt;font-variant:small-caps">2 </span><span style="font-variant:small-caps">marzo </span><span style="font-size:7.5pt; font-variant:small-caps">2010</span></a></span></b><br /><br /><br /><span style="font-style:italic;">Fonte: Min.Finanze</span>

Redditi di lavoro autonomo. Cessione di immobili strumentali.

Con risoluzione l’Agenzia delle Entrate ha fornito chiarimenti sul regime fiscale degli immobili strumentali dei professionisti nei casi di ...

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Quesito: reddito da locazione.

Mia moglie intende affittare un piccolo locale di circa 45 metri ad un prezzo di 200 euro al mese.<br />Poiche fino ad oggi Lei risulta a carico perchè non supera 2800 euro ,desidero sapere se i 2400 euro che ora perciperebbe dall affitto vanno considerati per intero oppure come mi è stato riferito da amici tale cifra va ridotta del 15 per cento se la locazione viene effettuata con contratto libero

Quesito: reddito da locazione.

Mia moglie intende affittare un piccolo locale di circa 45 metri ad un prezzo di 200 euro al mese. Poiche fino ad oggi Lei risulta a carico ...

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Finanziaria 2010: trattamento di sostegno al reddito.

In via sperimentale per il 2010, viene riconosciuto ai soggetti beneficiari di qualsiasi trattamento di sostegno al reddito non connesso a sospensioni di lavoro che abbiano almeno 35 anni di anzianità contributiva e che accettino un'offerta di lavoro che preveda l'inquadramento in un livello retributivo inferiore di almeno il 20% a quello delle mansioni esercitate, una contribuzione figurativa fino alla data di maturazione del diritto al pensionamento e comunque non oltre il 31 dicembre 2010. La contribuzione è pari alla differenza tra il contributo accreditato nelle mansioni di provenienza e quello relativo al nuovo lavoro svolto.<br /><br /><br /><em>Fonte: Il Sole 24 Ore</em>

Finanziaria 2010: trattamento di sostegno al reddito.

In via sperimentale per il 2010, viene riconosciuto ai soggetti beneficiari di qualsiasi trattamento di sostegno al reddito non connesso a s...

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Quesito: commento all'articolo "Tassazione dei redditi prodotti all'estero."

Le scrivo un comemnto relativamente all'articolo "Tassazione dei redditi prodotti all'estero."<a href="http://ilcommercialista.blogspot.com/2009/06/tassazione-dei-redditi-prodotti.html">http://ilcommercialista.blogspot.com/2009/06/tassazione-dei-redditi-prodotti.html</a><br />Sono residente in Svizzera (iscritto all'AIRE) e percepisco reddito dalavoratore dipendente in Svizzera. Sono proprietario di alcuniimmobili cointestati in Italia, uno dei quali concesso in locazione.Secondo voi come mi devo comportare da un punto di vista fiscale?Penso di dover pagare le tasse del reddito in Svizzera e quelle degliimmobili in Italia con l'aliquota più bassa (non dovrebbero cumularsicon lo stipendio svizzero).Quindi non dichiarerei in Italia lo stipendio svizzero e nondichiarerei in svizzera le entrate italiane.<br />Giusto?

Quesito: commento all'articolo "Tassazione dei redditi prodotti all'estero."

Le scrivo un comemnto relativamente all'articolo "Tassazione dei redditi prodotti all'estero." http://ilcommercialista.blo...

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Regolarizzazione: il requisito del reddito comprende anche gli assegni e le indennità.

<p>Il datore di lavoro che vuole regolarizzare il lavoratore extracomunitario impegnato a sostegno della famiglia deve presentare un livello minimo di reddito. Il Viminale ha chiarito che tale reddito è quello imponibile (al lordo delle imposte); inoltre, ai fini della valutazione della capacità economica, il datore di lavoro può prendere in considerazione anche il reddito esente da dichiarazione annuale e/o da Cud (esempio degli assegni di invalidità e della indennità di accompagnamento). </p><p><em>Fonte: Il Sole 24 Ore</em></p>

Regolarizzazione: il requisito del reddito comprende anche gli assegni e le indennità.

Il datore di lavoro che vuole regolarizzare il lavoratore extracomunitario impegnato a sostegno della famiglia deve presentare un livello mi...

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Redditi di capitale corrisposti a soggetti non residenti - ritenute alla fonte a titolo d'imposta.

<p dir="ltr"><span lang="it"></span><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">QUESITO</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">La società ALFA Italy srl ha stipulato con la Banca BETA di Londra un</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">contratto di credito definito “Credit agreement” finalizzato ad ottenere un prestito.</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">Per effetto di tale contratto la società istante è tenuta a corrispondere alla</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">medesima banca gli interessi mensili relativi al prestito, una somma una tantum pari</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">al 2,1 per cento dell’intero prestito ed infine un cosiddetto “compenso d’agenzia”</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">annuale per garantire l’intero contratto.</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">Sulla base della Convenzione stipulata tra l’Italia e il Regno Unito, la banca</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">BETA ha fornito alla società istante:</span></span><span lang="it"></span><span lang="it"></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"></span><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">la dichiarazione rilasciata dall’autorità fiscale inglese dalla quale risulta la</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">residenza della stessa banca nel Regno Unito e l’assoggettamento ad</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">imposizione degli interessi percepiti nel medesimo Paese;</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">
la dichiarazione ai fini dell’applicazione del regime convenzionale attestante</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">che essa è l’effettivo beneficiario degli interessi.</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">La società istante chiede di conoscere se la ritenuta alla fonte stabilita nella</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">misura del 10 per cento dalla norma convenzionale debba essere applicata, oltre che</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">sugli importi relativi agli interessi e al compenso una tantum, anche con riferimento</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">al “compenso annuale di agenzia” corrisposto alla Banca.</span></span><span lang="it"></span><span lang="it"></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"></span><span lang="it"></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">SOLUZIONE INTERPRETATIVA PROSPETTATA DAL CONTRIBUENTE</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">L’interpellante ritiene che sia corretto applicare le ritenute in misura</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">convenzionale agli interessi e agli altri proventi qualora costituiscono lo strumento</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">per la realizzazione di un prestito di denaro. Pertanto, la ritenuta non deve essere</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">applicata sul compenso annuale di agenzia dal momento che per sua natura non può</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">essere qualificato come provento, trattandosi di una forma di garanzia.</span></span><span lang="it"></span><span lang="it"></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"></span><span lang="it"></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">PARERE DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">Occorre ricordare, in via preliminare, che l’articolo 20, comma 1, lettera b),</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">del Testo Unico delle imposte sui redditi, approvato dal DPR 22 dicembre 1986, n.</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">917 (TUIR), ai fini dell’applicazione dell’imposizione sui redditi nei confronti dei</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">non residenti, considera prodotti nel territorio dello Stato i redditi di capitale</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">corrisposti da soggetti residenti, con esclusione degli interessi e degli altri proventi</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">derivanti da depositi e conti correnti bancari e postali. Questi ultimi proventi sono</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">quindi qualificati come redditi non imponibili per carenza del presupposto di</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">territorialità se percepiti da soggetti non residenti.</span></span><span lang="it"></span><span lang="it"></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"></span><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">Inoltre, l’articolo 26, comma 5, del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 reca una</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">norma di carattere generale in base alla quale, ove non sia diversamente previsto, i</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">redditi di capitale corrisposti a non residenti, anche se conseguiti nell’esercizio di</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">imprese commerciali, sono assoggettati a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta con</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">due aliquote del 12,50 per cento ovvero del 27 per cento.</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">L’aliquota del 27 per cento si applica se i redditi sono corrisposti a soggetti</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">che risiedono in Stati o territori diversi da quelli elencati nella lista approvata con il</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">decreto ministeriale emanato ai sensi dell’articolo 168-bis del TUIR (cosiddetta</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">“white list”). Nelle more dell’emanazione del citato provvedimento, si può fare</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">riferimento alla lista di cui al decreto del Ministero delle finanze 4 settembre 1996 e</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">successive modificazioni che contiene l’elenco degli Stati con i quali è attuabile lo</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">scambio di informazioni ai sensi delle convenzioni per evitare le doppie imposizioni</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">sul reddito in vigore con la Repubblica italiana. Si tratta della “white list”</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">attualmente utilizzata per individuare i Paesi che beneficiano dell’esonero</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">dall’imposta sostitutiva per gli interessi, premi ed altri frutti delle obbligazioni e</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">titoli similari, previsto dall’articolo 6, comma 1, del decreto legislativo 1° aprile</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">1996, n. 239.</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">In tutti gli altri casi trova applicazione l’aliquota del 12,50 per cento.</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">Aliquote ridotte possono essere previste dalle singole convenzioni contro le doppie</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">imposizioni.</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">Alla regola su esposta sono sottratti particolari redditi che vengono esclusi</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">dall’applicazione della ritenuta alla fonte in quanto ritenuti non imponibili quando</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">ricorrano le condizioni soggettive e oggettive fissate dall’articolo 26-bis del D.P.R.</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">n. 600 del 1973.</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">Sotto il profilo soggettivo la norma limita l’esenzione ai redditi percepiti da</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">soggetti residenti in Stati o territori inclusi nella white list, mentre sul piano</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">oggettivo la norma elenca tassativamente i rapporti ai quali si applica il beneficio,</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">richiamando le lettere a), c), d), g-bis) e g-ter) dell’articolo 44, comma 1, del TUIR.</span></span><span lang="it"></span><span lang="it"></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"></span><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">Riguardo ai rapporti di cui alla lettera a) del comma 1 dell’articolo 44,</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">comma 1, del TUIR, e cioè ai rapporti di mutuo, deposito e conto corrente, l’articolo</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">26-bis del D.P.R. n. 600 del 1973 pone un’espressa limitazione all’ambito di</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">applicabilità del regime di non imponibilità in quanto richiede che gli stessi non</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">diano luogo a prestiti di denaro.</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">Rimangono, pertanto, assoggettati ad imposizione, con l’applicazione della</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">ritenuta alla fonte di cui all’articolo 26, comma 5, del D.P.R. n. 600 del 1973 o della</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">ritenuta convenzionale, se di misura inferiore, gli interessi e gli altri proventi</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">derivanti da negozi che abbiano ad oggetto somme di denaro, assolvendo tali negozi</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">ad una funzione di prestito di denaro (cfr. risoluzione n. 58/E del 27 febbraio 2002).</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">Ciò posto, con riferimento alla fattispecie prospettata dalla società istante, è</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">di tutta evidenza che, trattandosi di un contratto che configura un’operazione di</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">prestito di denaro, i relativi proventi e interessi debbano essere assoggettati alla</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">ritenuta a titolo d’imposta del 12,50 per cento, ferma restando l’applicabilità</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">dell’aliquota di misura inferiore prevista dalla convenzione contro le doppie</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">imposizioni stipulata tra l’Italia e il Regno Unito.</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">Pertanto, sugli interessi corrisposti mensilmente e sul compenso una tantum</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">parametrato all’importo del prestito deve essere applicata la ritenuta alla fonte di cui</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">al più volte citato articolo 26, comma 5, del D.P.R. n. 600 del 1973, rientrando,</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">rispettivamente, nell’ambito degli interessi veri e propri e negli altri proventi</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">derivanti da prestiti di denaro.</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">La medesima ritenuta va altresì applicata anche al “compenso di agenzia”</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">annuale che, sulla base di quanto specificato nell’istanza di interpello, funge da</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">garanzia alla corretta applicazione dell’accordo tra le parti. Tale somma, infatti,</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">derivante dal medesimo contratto di finanziamento, può qualificarsi come</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">componente accessorio assimilabile agli “altri proventi” derivanti dal contratto di</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">mutuo di cui all’articolo 44 comma 1, lettera a), del TUIR che, comunque, si</span></span><span lang="it"></span><span lang="it"></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"></span><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">producono per effetto di un impiego di capitale riconducibile ad una operazione di</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">prestito di denaro.</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">Pertanto, si ritiene che la totalità delle somme corrisposte dalla società istante</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">alla banca inglese, compreso quindi l’importo riferito al “compenso di agenzia”,</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">debba essere assoggettata a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta ai sensi della</span></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><span style="font-family:Arial;">richiamata normativa.</span></span><span lang="it"></span><span lang="it"></span></p><p dir="ltr"><span lang="it"><i></i></span><span lang="it"><i><span style="font-family:Arial;">Risoluzione Agenzia Entrate 151/E dell</span></i></span><span lang="it"><i></i></span><span lang="it"><i><span style="font-family:Arial;">’</span></i></span><span lang="it"><i></i></span><span lang="it"><i><span style="font-family:Arial;">11 giugno 2009</span></i></span><span lang="it"><i></i></span><span lang="it"><i></i></span></p>

Redditi di capitale corrisposti a soggetti non residenti - ritenute alla fonte a titolo d'imposta.

QUESITO La società ALFA Italy srl ha stipulato con la Banca BETA di Londra un contratto di credito definito “Credit agreement” finalizzato a...

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Quesito: reddito minimo per presentare Unico 2009.

risiedo all'estero da 10 anni e sono regolarmente iscritta all'aire, in Italia possiedo solo una abitazione la cui rendita catastale è di 386.00 euro: questo è l'unico mio reddito italiano.Sono obbligata a presentare l'unico 2009 o rientro tra i casi di esenzione?

Quesito: reddito minimo per presentare Unico 2009.

risiedo all'estero da 10 anni e sono regolarmente iscritta all'aire, in Italia possiedo solo una abitazione la cui rendita catastale...

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