Il Commercialista in Rete

Lavoro autonomo e spese di formazione

<div class="view-data-field-testo-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; font-style: italic; line-height: 20px; text-align: justify;">
A partire da quale anno le spese di formazione sostenute da un lavoratore autonomo sono integralmente deducibili?</div>
<div class="view-lettera-1-postafiscooggi" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; font-weight: bold; margin-bottom: 5px;">
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<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
La legge 81/2017 (articoli 8 e 9) introduce rilevanti novità in materia fiscale per i lavoratori autonomi. Con specifico riferimento alle spese di formazione, l’articolo 9 modifica l’articolo 54, comma 5, Tuir, prevedendo il passaggio da un regime di deducibilità parziale a un regime di deducibilità integrale entro un massimale annuo. Infatti, in base alla nuova formulazione della norma, sono integralmente deducibili, entro il limite annuo di 10mila euro, le spese per l’iscrizione a master e a corsi di formazione o di aggiornamento professionale nonché le spese di iscrizione a convegni e congressi, comprese quelle di viaggio e soggiorno. Le nuove regole sono applicabili a partire dal periodo d’imposta 2017. La disciplina vigente fino al 2016 prevede una deducibilità delle spese di formazione limitata al 50% del loro ammontare.</div>
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<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
Fonte: Agenzia Entrate</div>

Lavoro autonomo e spese di formazione

A partire da quale anno le spese di formazione sostenute da un lavoratore autonomo sono integralmente deducibili? La legge 81/2017 (a...

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Accertamento con adesione: pagamento rateale

<div class="view-data-field-testo-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; font-style: italic; line-height: 20px; text-align: justify;">
In quante rate è possibile suddividere il pagamento degli importi dovuti in seguito all’accertamento con adesione?</div>
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L’accertamento delle imposte sui redditi e dell’Iva può essere definito con adesione del contribuente, secondo le disposizioni previste dal Dlgs 218/1997. In tal caso, il versamento delle somme dovute va effettuato entro 20 giorni dalla redazione dell’atto di accertamento con adesione (articolo 8, comma 1). È possibile versare anche ratealmente in un massimo di 8 rate trimestrali di pari importo o in un massimo di 16 rate trimestrali, se le somme dovute superano i 50mila euro. L’importo della prima rata va versato entro il termine di 20 giorni dalla redazione dell’atto di accertamento con adesione. Le rate successive alla prima devono essere versate entro l’ultimo giorno di ciascun trimestre. Sull’importo delle rate successive alla prima sono dovuti gli interessi calcolati dal giorno successivo al termine di versamento della prima rata (articolo 8, comma 2). Entro 10 giorni dal versamento dell’intero importo o di quello della prima rata, il contribuente fa pervenire all’ufficio la quietanza dell’avvenuto pagamento. L’ufficio, a sua volta, rilascia al contribuente copia dell’atto di accertamento con adesione (articolo 8, comma 3).</div>
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Fonte: Agenzia Entrate</div>

Accertamento con adesione: pagamento rateale

In quante rate è possibile suddividere il pagamento degli importi dovuti in seguito all’accertamento con adesione? L’accertamento del...

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Quesito: deducibilità del contributo casa

<div class="view-data-field-testo-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; font-style: italic; line-height: 20px; text-align: justify;">
Le somme corrisposte al coniuge separato a titolo di “contributo-casa” sono deducibili?</div>
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<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
In generale, sono deducibili dal reddito complessivo gli assegni periodici corrisposti al coniuge, a esclusione di quelli destinati al mantenimento dei figli, in conseguenza di separazione legale ed effettiva, di scioglimento o annullamento del matrimonio o di cessazione dei suoi effetti civili, nella misura in cui risultano da provvedimenti dell’autorità giudiziaria (articolo 10, comma 1, lettera c, Tuir). È deducibile anche il “contributo casa”, ovvero le somme corrisposte per il pagamento del canone di locazione e delle spese condominiali dell’alloggio del coniuge separato che siano disposti dal giudice, quantificabili e corrisposti periodicamente. La quantificazione del “contributo casa”, se non stabilito direttamente dal provvedimento dell’autorità giudiziaria, può essere determinata <em>per relationem</em>, qualora il provvedimento preveda, ad esempio, l’obbligo di pagamento dell’importo relativo al canone di affitto o delle spese ordinarie condominiali relative all’immobile a disposizione dell’<em>ex</em> coniuge. Nel caso in cui dette somme riguardino l’immobile a disposizione della moglie e dei figli, la deducibilità è limitata alla metà delle spese sostenute (circolare 17/e del 24 aprile 2015, paragrafo 4.1).</div>
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<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
Fonte: Agenzia Entrate</div>

Quesito: deducibilità del contributo casa

Le somme corrisposte al coniuge separato a titolo di “contributo-casa” sono deducibili? In generale, sono deducibili dal reddito comp...

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Quesito: sostituzione caldaia

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Devo mandare in pensione la mia vecchia caldaia che ha
25anni..e sostituirla con una nuova.sono obbligata a camera aperta perché
è<span style="mso-spacerun: yes;">  </span>fuori balcone e ha scarico
condominiale.<span style="mso-spacerun: yes;">  </span>Ho ricevuto preventivi che
al'uno parlano di detrazione altri no. Se un installatore che mi porta lui la
caldaia mi fa preventivo di 1300 caldaia + lavoro<span style="mso-spacerun: yes;">  </span>come deve emettere fattura per farmi prendere
in 10 anni il 50%...???? E a me basta solo indicare qualcosa di specifico nel
bonifico?</div>

Quesito: sostituzione caldaia

Devo mandare in pensione la mia vecchia caldaia che ha 25anni..e sostituirla con una nuova.sono obbligata a camera aperta perché è fu...

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Decreto ingiuntivo e imposta di registro

<div class="view-data-field-testo-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; font-style: italic; line-height: 20px; text-align: justify;">
Un decreto ingiuntivo emesso a favore di un fideiussore, che ha agito in via di regresso nei confronti del debitore principale, è soggetto all’imposta di registro in misura fissa o proporzionale?</div>
<div class="view-lettera-1-postafiscooggi" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; font-weight: bold; margin-bottom: 5px;">
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<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
All’atto della registrazione di un decreto ingiuntivo, ottenuto dal fideiussore nei confronti del debitore principale nell’ambito dell’azione di regresso, si applica l’imposta di registro proporzionale nella misura del 3%, ai sensi dell’articolo 8, Tariffa, parte I, Dpr 131/1986. In tal caso, infatti, si è in presenza di un “provvedimento monitorio, recante una condanna al pagamento di somme o valori, senza involgere l’applicazione del principio di alternatività Iva/registro” (risoluzione n.22/E del 22 febbraio 2017).</div>
<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
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<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
Fonte: Agenzia Entrate</div>

Decreto ingiuntivo e imposta di registro

Un decreto ingiuntivo emesso a favore di un fideiussore, che ha agito in via di regresso nei confronti del debitore principale, è soggetto ...

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Disabili gravi e detrazione premi assicurativi

<div class="view-data-field-testo-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; font-style: italic; line-height: 20px; text-align: justify;">
Qual è il limite massimo di spesa previsto per la detrazione dei premi relativi alle assicurazioni finalizzate alla tutela delle persone con disabilità grave?</div>
<div class="view-lettera-1-postafiscooggi" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; font-weight: bold; margin-bottom: 5px;">
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<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
A partire dal 2016, per i premi versati in relazione ai contratti di assicurazione aventi per oggetto il rischio di morte finalizzati alla tutela delle persone con disabilità grave, il limite massimo di spesa ammessa alla detrazione è aumentato a 750 euro (in tutti gli altri casi, la detrazione è calcolata su un ammontare massimo del premio pari a 530 euro). La disabilità grave è definita dall’articolo 3, comma 3, legge 104/1992 ed è accertata con le modalità previste dall’ articolo 4della stessa legge. Nel caso in cui nel contratto di assicurazione siano indicati più beneficiari, uno dei quali abbia una grave disabilità, l’importo massimo detraibile deve essere ricondotto all’unico limite più elevato di 750 euro.</div>
<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
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<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
Fonte: Agenzia Entrate</div>

Disabili gravi e detrazione premi assicurativi

Qual è il limite massimo di spesa previsto per la detrazione dei premi relativi alle assicurazioni finalizzate alla tutela delle persone co...

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Quesito: omessa dichiarazione di successione

<div class="view-data-field-testo-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; font-style: italic; line-height: 20px; text-align: justify;">
Se la dichiarazione di successione non è stata presentata, qual è il termine entro cui l’Agenzia delle entrate deve notificare l’avviso di liquidazione dell’imposta?</div>
<div class="view-lettera-1-postafiscooggi" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; font-weight: bold; margin-bottom: 5px;">
<div class="view-data-field-firma-postafiscooggi-value">
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<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
In caso di omessa presentazione della dichiarazione di successione, l’avviso di liquidazione dell’imposta deve essere notificato, dall’ufficio competente, entro il termine di decadenza di cinque anni dalla scadenza del termine per la presentazione della dichiarazione omessa (articolo 27, comma 4, Dlgs 346/1990)</div>
<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
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<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
Fonte: Agenzia Entrate</div>

Quesito: omessa dichiarazione di successione

Se la dichiarazione di successione non è stata presentata, qual è il termine entro cui l’Agenzia delle entrate deve notificare l’avviso di ...

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Senza risposta al questionario ok all’accertamento induttivo

<span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">In tema di accertamento delle imposte sui redditi, l’onere della prova dei presupposti dei costi e oneri deducibili concorrenti alla determinazione del reddito d’impresa, comprese la loro inerenza e la loro diretta imputazione ad attività produttive di ricavi, incombe sul contribuente e ha per oggetto anche la congruità dei medesimi.</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">È quanto ribadito dalla Corte di cassazione, con l’ordinanza n. 20303 del 23 agosto 2017.</span><br />
<br />
<strong style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">La vicenda processuale</strong><br />
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">L’ufficio, all’esito di indagini finanziarie e considerata la mancata risposta al questionario da parte del contribuente, emette l’avviso di accertamento induttivo per il periodo d’imposta 2007.</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">La persona fisica accertata impugna detto avviso di accertamento, eccependo un vizio di motivazione.</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">I giudici di merito, sia di primo che di secondo grado, accolgono le doglianze del ricorrente, affermando che l’ufficio abbia insufficientemente motivato il disconoscimento di parte dei costi ritenendoli generici e non documentati, considerata la sola mancata risposta al questionario.</span><br />
<br />
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">Ricorre in Cassazione l’Agenzia delle entrate, lamentando la violazione del combinato disposto delle norme in materia di accertamento induttivo e ripartizione dell’onere della prova, per non aver la Ctr considerato che la ricostruzione induttiva dei costi si fonda su dati presuntivamente ricostruiti dall’Agenzia, a seguito del mancato riscontro del questionario ritualmente inviato al contribuente, sul quale, per l’effetto, grava l’onere di fornire la prova, atta a giustificare i componenti negativi del reddito imponibile.</span><br />
<br />
<strong style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">La pronuncia della Cassazione</strong><br />
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">La suprema Corte, con il </span><em style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">decisum </em><span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">in esame, si allinea al consolidato orientamento di legittimità in base al quale l’omessa risposta al questionario legittima l’accertamento induttivo dell’ufficio. Per l’effetto, spetta al contribuente, fornire la prova dei presupposti dei componenti negativi di reddito, comprese la loro inerenza e la loro diretta imputazione ad attività produttive di ricavi, nonché la loro congruità.</span><br />
<br />
<strong style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">Osservazioni</strong><br />
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">La lettera </span><em style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">d-bis)</em><span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;"> del secondo comma dell’articolo 39, Dpr 600/1973, dispone che l’ufficio può procedere all’accertamento del reddito d’impresa in via induttiva, con facoltà di prescindere in tutto o in parte dalle risultanze del bilancio e dalle scritture contabili, avvalendosi anche di presunzioni prive dei requisiti di gravità, precisione e concordanza, “</span><em style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">quando il contribuente non ha dato seguito agli inviti disposti dagli uffici ai sensi dell’art. 32, primo comma, numeri 3) e 4), del presente decreto o dell’art. 51, secondo comma, numeri 3) e 4), del D.p.r. 26 ottobre 1972, n. 633</em><span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">”.</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">Il legislatore, con la norma citata, avallato dalla giurisprudenza di legittimità (con orientamento consolidato sul punto - </span><em style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">ex plurimis</em><span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">, si veda sentenza 28049/2009), pone l’omessa risposta al questionario tra i presupposti legittimanti l’accertamento induttivo.</span><br />
<br />
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">In particolare, come precisato dal precedente giurisprudenziale citato, la mancata risposta al questionario (come la mancata esibizione o trasmissione di atti, documenti, libri e registri, in risposta agli inviti dell’ufficio), producono l’effetto di impedirne la considerazione a favore del contribuente, a prescindere dalle ragioni soggettive determinanti l’omissione. La norma, invero, fa dipendere tale conseguenza dal fatto obiettivo dell’omissione, senza alcun riferimento alle motivazione della parte privata, ossia all’elemento psicologico del soggetto che omette di rispondere.</span><br />
<br />
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">È altresì consolidato l’orientamento di legittimità (si veda, Cassazione 11514/2001, 11240/2002, 4345/2003) in base al quale, in tema di accertamento delle imposte sui redditi, l’onere della prova dei presupposti dei costi e oneri deducibili concorrenti alla determinazione del reddito d'impresa, comprese la loro inerenza e la loro diretta imputazione ad attività produttive di ricavi, incombe al contribuente.</span><br />
<br />
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">Inoltre, poiché nei poteri dell’amministrazione finanziaria in sede di accertamento rientra la valutazione della congruità dei costi e dei ricavi esposti nel bilancio e nelle dichiarazioni, con negazione della deducibilità di parte di un costo sproporzionato ai ricavi o all’oggetto dell’impresa, l’onere della prova dell’inerenza dei costi, gravante sul contribuente, pertanto, ha a oggetto anche la congruità dei medesimi (così anche Cassazione 11881/2017 e 19537/2016).</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;"><span style="background-color: white; font-size: 14px;">Fonte: Agenzia Entrate</span></span></div>

Senza risposta al questionario ok all’accertamento induttivo

In tema di accertamento delle imposte sui redditi, l’onere della prova dei presupposti dei costi e oneri deducibili concorrenti alla determi...

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Quesito: canoni di locazione universitari fuori sede

<div class="view-data-field-testo-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; font-style: italic; line-height: 20px; text-align: justify;">
La detrazione relativa ai canoni di locazione degli studenti universitari fuori sede, che eccede l’imposta lorda, può essere recuperata ai sensi del decreto 11 febbraio 2008?</div>
<div class="view-lettera-1-postafiscooggi" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; font-weight: bold; margin-bottom: 5px;">
<div class="view-data-field-firma-postafiscooggi-value">
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<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
In presenza di tutte le condizioni richieste dalla legge, dall’ imposta lorda si detrae un importo pari al 19% dei canoni derivanti dai contratti di locazione stipulati o rinnovati ai sensi della legge 431/1998, dei canoni relativi ai contratti di ospitalità, nonché agli atti di assegnazione in godimento o locazione, stipulati con enti per il diritto allo studio, università, collegi universitari legalmente riconosciuti, enti senza fine di lucro e cooperative, dagli studenti universitari fuori sede, per un importo non superiore a 2.633 euro (articolo 15, comma 1, lettera i-<em>sexies</em>, Tuir). In tale ipotesi, la detrazione eccedente l’imposta lorda non può essere recuperata. Infatti, le previsioni del decreto Mef 11 febbraio 2008, che, in base a quanto stabilito dall’ articolo 16, comma 1-<em>sexies</em>, Tuir, disciplina le modalità di recupero della detrazione eccedente, non possono essere estese anche al beneficio in esame poiché esse si applicano soltanto alle detrazioni per i canoni derivanti dai contratti di locazione dell’abitazione principale di cui all’articolo 16, Tuir, e alla specifica detrazione per conduttori di alloggi sociali prevista, per il triennio 2014-2016, dall’articolo 7, Dl 47/2014 (circolare n.7/e del 4 aprile 2017, pagina 109).</div>
<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
Fonte: Agenzia Entrate</div>

Quesito: canoni di locazione universitari fuori sede

La detrazione relativa ai canoni di locazione degli studenti universitari fuori sede, che eccede l’imposta lorda, può essere recuperata ai ...

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Quesito: Bonus mobili ed elettrodomestici

<div class="view-data-field-testo-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; font-style: italic; line-height: 20px; text-align: justify;">
Per il bonus mobili ed elettrodomestici, in caso di pagamento con carta di credito, quando si considera sostenuta la spesa?</div>
<div class="view-lettera-1-postafiscooggi" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; font-weight: bold; margin-bottom: 5px;">
<div class="view-data-field-firma-postafiscooggi-value">
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<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
Per beneficiare della detrazione Irpef relativa alle spese per l’arredo degli immobili ristrutturati (articolo 16, comma 2, DL 63/2013), i pagamenti possono essere effettuati, oltreché con bonifico bancario o postale, anche con carta di debito o credito. In questo caso, la data di pagamento è individuata nel giorno di utilizzo della carta di credito o di debito da parte del titolare (evidenziata nella ricevuta telematica di avvenuta transazione) e non nel giorno di addebito sul conto corrente del titolare stesso (circolare n.7/E del 31 marzo 2016, paragrafo 2.4).</div>
<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="view-data-field-risposta-quesito-value" style="background-color: white; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
Fonte: Agenzia Entrate</div>

Quesito: Bonus mobili ed elettrodomestici

Per il bonus mobili ed elettrodomestici, in caso di pagamento con carta di credito, quando si considera sostenuta la spesa? Per benef...

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