La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 50/2014 depositata venerdì 14 marzo, ha cancellato i commi 8 e 9 del D.Lgs. n. 23/2011, che prevedevano, in tema di cedolare secca, un meccanismo punitivo per i proprietari che avessero omesso di registrare il contratto di locazione o avessero registrato un importo inferiore (l'inquilino che ne presentava denuncia otteneva per quattro anni un affitto molto basso, pari al triplo della rendita catastale, con un taglio sino all'80% del canone di mercato). La Consulta ha bocciato le norme per "carenza di delega", in quanto esse non sono inerenti con la delega che il Governo aveva ricevuto dal Parlamento. Le conseguenze della pronuncia sono molto importanti, in quanto ora i contratti con canone "ridotto" in corso si estinguono automaticamente, anzi è come se non fossero mai esistiti, e dovrebbero tornare in vigore i "vecchi" contratti con il canone a valore di mercato, che i proprietari dovranno però registrare, visto che non lo avevano fatto a loro tempo. In più, i proprietari, in caso di sfratto per morosità vanificato dalla norma punitiva, potranno riprendere le procedure di sfratto nei confronti degli inquilini.


Fonte: Il Sole 24 Ore

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