Il fisco è un ospite gradito dei Bed & Breakfast. Le spese di ristrutturazione delle abitazioni private adibite promiscuamente anche all'esercizio di un'attività commerciale possono usufruire della detrazione d'imposta prevista, ai fini Irpef, per il recupero del patrimonio edilizio, purché ridotta del cinquanta per cento. A ribadirlo è la risoluzione n. 18/E del 24 gennaio, con cui l'agenzia delle Entrate ha risposto a un'istanza di interpello presentata dalla proprietaria di un immobile residenziale impiegato per il servizio di B&B.

Più precisamente, la detrazione d'imposta ordinaria per gli interventi di ristrutturazione, pari al 36% delle spese effettivamente sostenute dal contribuente, viene dimezzata quando l'edificio è utilizzato come casa di abitazione e nello stesso tempo come alloggio per l'accoglienza degli ospiti. Una riduzione legata alla natura promiscua dell'unità abitativa, in parte destinata all'offerta di un servizio ricettivo a pagamento, e indipendente dal fatto che questo abbia carattere occasionale oppure abituale.

Infatti, come già chiarito in passato dall'Agenzia, ai fini fiscali la compresenza dei padroni di casa e dei clienti nello stesso immobile spinge a non qualificare l'attività di B&B come un'attività d'impresa, ma come un'attività da cui si ricava quello che il Tuir definisce un reddito diverso. In particolare, nel caso in esame, il titolare del B&B esercita la sua attività commerciale convivendo nello stesso stabile con gli ospiti durante la loro permanenza, senza specificare se ciò avvenga in modo saltuario o per periodi ricorrenti stagionali. Un dettaglio che comunque non influisce sulla disciplina delle agevolazioni fiscali relative ai lavori di ristrutturazione di unità immobiliari promiscue, per cui è sempre possibile fruire di una detrazione ridotta al 18% delle spese effettivamente a carico del proprietario.

Fonte: Agenzia Entrate - Laura Mingioni

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