2 commenti:

Il Commercialista in Rete ha detto... 12/12/07 13:31

Se la dichiarazione risulta congrua, non "dovrebbe" ricevere verifica fiscale. All'uopo postiamo un articolo dal sito del Governo:

[...]

* Gli studi di settore sono strumenti statistici costruiti sulla base dei diversi fattori economici che riguardano l’attività di alcune categorie di lavoratori autonomi e di professionisti.
* Sono nati in accordo con le categorie interessate per superare la rigidità e le ingiustizie della minimum tax e per offrire un punto di riferimento da un lato ai contribuenti e dall’altro all’Amministrazione fiscale.
* Occorre ricordare in proposito che Sose, la società che ha il compito di elaborare gli studi, è partecipata dal ministero dell’Economia e dalla Banca d’Italia, ma formula gli studi per statuto insieme alle Organizzazioni di Categoria e agli Ordini Professionali.
* Gli studi di settore dunque non sono né una forma di catastizazione del reddito, né una minimum tax. Sono solo indicatori sui ricavi.
* Da questo punto di vista, nulla vieta che possa essere in regola un operatore i cui conti siano diversi dalle indicazioni degli studi.
* Nessuno obbliga i contribuenti a pagare le tasse secondo le indicazioni degli studi di settore. Il contribuente ha solo l’obbligo di rappresentare nelle proprie dichiarazioni la realtà. L’Amministrazione Fiscale ha l’obbligo di prendere atto della realtà.
* Allo stesso tempo non è detto, proprio perché gli studi sono solo indicatori, che un operatore perfettamente in linea con le statistiche di riferimento sia per forza in regola e quindi non debba essere mai sottoposto a verifica (anche se il caso è raro).
* Dopo anni di insufficiente manutenzione, con la legge Finanziaria per il 2007 sono stati introdotte alcune modifiche che consentono di disegnare con maggiore completezza le indicazioni economiche relative ai diversi operatori, dato che gli studi di settore erano stati poco aggiornati e in modo manifesto non rispecchiavano adeguatamente la realtà. In particolare, oltre ai criteri di congruità (che in sostanza danno una misura dei possibili ricavi) sono stati introdotti anche altri criteri per misurare l’adeguatezza dei costi che riducono il reddito da sottoporre a tassazione (come l’ammortamento dei beni strumentali o i tempi di rotazione del magazzino)
* Tre esempi sui tempi si rotazione delle scorte: 71 giorni per i bar che risultano congrui, oltre 700 giorni non congrui; 50 giorni per i servizi di ristorazione congrui, oltre 300 per i non congrui; 29 giorni per i laboratori di analisi congrui e oltre 900 per non congrui).

Andrea Blarasin ha detto... 12/12/07 18:30

La società può essere abbastanza tranquilla da verifiche fiscali motivate da non congruità agli studi di settore, ma comunque la società non è "al riparo da verifiche fiscali di qualsiasi tipo"

 
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